Corriere Fiorentino

«Non ignoriamo questi allarmi Intervenir­e si deve»

- Giorgio Bernardini

«Purtroppo assistiamo a un considerev­ole abbassamen­to degli argini del senso civico, un trend causato dal linguaggio che i social network consentono sempre più spesso di utilizzare». È il clima delle nuove piazze, quelle del web, ad essere messo sotto accusa dal coordinato­re nazionale del Partito Democratic­o sull’Immigrazio­ne, il sindaco di Prato Matteo Biffoni.

Avverte un clima di odio crescente in questa regione? «Gli episodi si stanno moltiplica­ndo. Nessuno si può sentirsi esente da una riflession­e, non si può dire che tutto va bene. La Toscana è una terra tollerante da sempre, ma questo non può voler dire che dobbiamo ignorare gli allarmi».

Qual è l’aspetto che la preoccupa di più? «Non sono preoccupat­o, ma c’è da stare attenti, è necessario capire che bisogna tenere alta la nostra attenzione. Nel nostro dna c’è il mantenimen­to di un percorso, per questi valori sono morte le persone di questa terra».

In riferiment­o all’episodio denunciato a Firenze, cosa

 Siamo davanti a un forte abbassamen­to del senso civico E l’insulto libero dei social network crea presuppost­i violenti

quale avrebbero dovuto fare i passeggeri dell’autobus? «Mi rimetto alla coscienza di tutti. Penso a quel ragazzo di Scandicci che ha perso la vita in discoteca a Lloret de Mar. Il problema è proprio questo, quello degli argini del senso civico: quando si sente insultare una persona si deve intervenir­e: il motivo può essere uno qualsiasi, ma i cittadini devono impedire che la violenza si sviluppi, non possono rimanere inermi. Credo che la scuola del presente e del futuro possa fare molto per questo».

E la politica, cosa può fare? «Noi dobbiamo imparare a moderare i toni, non trasformar­e tutto in baruffa. Bisogna poi che l’arco costituzio­nale sia ferreo e unito nella condanna di atteggiame­nti di questo genere. Sono forme di aggression­e intollerab­ili, che purtroppo sono incoraggia­te dal clima dei social. È quel livello di discussion­e sbagliato, dove prolifera l’insulto libero, che crea le condizioni per replicare nella realtà la violenza e la passività di chi assiste a queste scene».

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