Corriere Fiorentino

«I social? Palliativi. Da combattere con idee e gerarchie»

Dopo l’appello di Sportiello, parla Accame (docente a Coverciano): «Comunicazi­one problema serio»

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«Sportiello? È raro sentir parlare un giocatore in questo modo, mi fa piacere che ancora qualcuno ragioni così. La comunicazi­one è un problema serio, che può minare la coerenza e la coesione di un gruppo. Soprattutt­o se questo gruppo è una squadra di calcio che vive l’era dei social». Felice Accame a Coverciano è di casa.

Nel Centro Tecnico Federale è docente di teoria della comunicazi­one da 28 anni (ora ne ha 72) e le sue lezioni sono un must per chi, come recentemen­te ha fatto Luca Toni, aspi- ra a diventare direttore sportivo. Normale dunque che l’appello fatto dal portiere viola Sportiello attraverso il Corriere Fiorentino («Tifosi, basta brontolare sui social, venite allo stadio») lo abbia interessat­o.

«La nostra società ha bisogno di esempi — continua Accame — e quello che c’è scritto sui social, tranne rari casi, non può esserlo. Il calcio in Italia ha valori sociali enormi, ormai però si è assuefatti da un telefonino o dalle immagini tv: tutti palliativi che non potranno mai far vivere l’ebbrezza di esserci e le emozioni dello stadio. Riportare le persone sugli spalti però non può essere che una sfida delle società».

Per riuscirci, Accame indica anche le armi da usare: «Programmi chiari e gerarchie nette, non vedo altre soluzioni. Sui progetti e gli obiettivi da raggiunger­e per esempio bisogna essere inattaccab­ili, perché i club sono come una piramide: senza una base di consenso crollano. Le gerarchie invece sono necessarie per evitare di tirarsi la zappa sui piedi. Di asimmetrie le squadre di calcio sono zeppe: c’è chi guadagna di più, chi è più bravo, chi gioca e chi sta in panchina. Ma si può essere squadra solo quando si parla lo stesso linguaggio. Le opinioni diverse, certo, esisterann­o sempre, ma in questo caso non basta pubblicare una frase a effetto su Facebook. Serve andare a fondo del problema, senza dare nulla per scontato». «Ogni tanto — chiude il professore di Coverciano — vedo calciatori anche di serie A che scrivono quello che gli pare sui social media: è il classico segnale che qualcosa, in quel club, non ha funzionato. Fare una multa per il mancato rispetto del regolament­o interno è come chiudere il recinto quando i buoi sono scappati: non serve reprimere, ma semmai lavorare perché ciò non accada più. La Fiorentina in questo senso di recente qualche problema l’ha avuto (i casi Borja, Bernardesc­hi e Kalinic, ndr), ma le parole di Sportiello indicano un cambio di rotta».

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Il professor Felice Accame con Paolo Piani, direttore del CT di Coverciano

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