COSA RESTA DELL’ALLERTA
Coglie nel segno Papa Francesco quando, parlando con i giornalisti durante il volo di ritorno in Italia, a proposito dell’uragano Irma e di quanto sta succedendo da noi, pur senza citare Livorno, ha detto che sul clima «l’uomo è stupido» e attaccato al «Dio-tasca», cioè ai soldi. Stupidità e affarismo. Un giudizio che segue l’appello rivolto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle forze politiche a riflettere seriamente sugli effetti dei cambiamenti climatici e sugli interventi più efficaci per difendere i nostri territori.
Dopo la tragedia di Livorno è «stupido» ad esempio, per usare il giudizio del Papa, il rimpallo di responsabilità quando invece alla politica si chiede uno scatto di unità e di condivisione. Non c’è dubbio che, come sostiene la Regione, il codice arancione indichi uno stato di allerta. Il governatore Enrico Rossi ha sottolineato che Pisa ha dato l’allarme ai cittadini e Livorno no. Così come è grave, se confermato, che Livorno abbia fermo da mesi in Consiglio comunale il nuovo piano di Protezione civile. C’è però anche da chiedersi se non siano un po’ troppi, in un anno peraltro molto siccitoso, 21 giorni marcati con il colore arancione. E anche domenica scorsa l’allerta arancione riguardava tutta la regione: non è possibile circoscrivere il pericolo? Ma soprattutto, arancione o rosso che sia, un Comune come trasmette l’allarme? Che cosa devono fare i cittadini una volta che lo hanno ricevuto? Queste e altre domande rendono abbastanza evidente il fatto — lo ha notato anche il sindaco di Siena Bruno Valentini — che occorra ripensare radicalmente le procedure e la frequenze di allerta. Che il clima sia cambiato e si avvicini a quello tropicale è da vent’anni che in Toscana lo vanno ripetendo, tra gli altri, il climatologo Giampiero Maracchi e i suoi collaboratori del Lamma. Per rendersene conto basta sfogliare i dati delle inondazioni nell’ultimo mezzo secolo. Dopo l’alluvione di Firenze del 1966 che provocò 34 morti, per anni la nostra regione non ha registrato più gravi inondazioni e lutti.