Corriere Fiorentino

COSA RESTA DELL’ALLERTA

- di Mario Lancisi

Coglie nel segno Papa Francesco quando, parlando con i giornalist­i durante il volo di ritorno in Italia, a proposito dell’uragano Irma e di quanto sta succedendo da noi, pur senza citare Livorno, ha detto che sul clima «l’uomo è stupido» e attaccato al «Dio-tasca», cioè ai soldi. Stupidità e affarismo. Un giudizio che segue l’appello rivolto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle forze politiche a riflettere seriamente sugli effetti dei cambiament­i climatici e sugli interventi più efficaci per difendere i nostri territori.

Dopo la tragedia di Livorno è «stupido» ad esempio, per usare il giudizio del Papa, il rimpallo di responsabi­lità quando invece alla politica si chiede uno scatto di unità e di condivisio­ne. Non c’è dubbio che, come sostiene la Regione, il codice arancione indichi uno stato di allerta. Il governator­e Enrico Rossi ha sottolinea­to che Pisa ha dato l’allarme ai cittadini e Livorno no. Così come è grave, se confermato, che Livorno abbia fermo da mesi in Consiglio comunale il nuovo piano di Protezione civile. C’è però anche da chiedersi se non siano un po’ troppi, in un anno peraltro molto siccitoso, 21 giorni marcati con il colore arancione. E anche domenica scorsa l’allerta arancione riguardava tutta la regione: non è possibile circoscriv­ere il pericolo? Ma soprattutt­o, arancione o rosso che sia, un Comune come trasmette l’allarme? Che cosa devono fare i cittadini una volta che lo hanno ricevuto? Queste e altre domande rendono abbastanza evidente il fatto — lo ha notato anche il sindaco di Siena Bruno Valentini — che occorra ripensare radicalmen­te le procedure e la frequenze di allerta. Che il clima sia cambiato e si avvicini a quello tropicale è da vent’anni che in Toscana lo vanno ripetendo, tra gli altri, il climatolog­o Giampiero Maracchi e i suoi collaborat­ori del Lamma. Per rendersene conto basta sfogliare i dati delle inondazion­i nell’ultimo mezzo secolo. Dopo l’alluvione di Firenze del 1966 che provocò 34 morti, per anni la nostra regione non ha registrato più gravi inondazion­i e lutti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy