A Salviano, rione dimenticato «Stiamo facendo tutto da soli»
Case spazzate via, una strada distrutta. E 24 ore senza soccorsi
In via di Salviano una ragazza bionda sulla trentina abbraccia un vigile del fuoco. A malapena si riesce a distinguere il colore dei suoi vestiti, la terra e il fango la ricoprono per intero. Non abitava qui, ma è venuta a dare una mano e spalare il fango dalle cantine e dalle case completamente allagate. Via di Salviano, una delle arterie che collega la parte sud di Livorno al centro cittadino, ormai non esiste più: dal civico 548 al 552 il piano terra è completamente distrutto. Portato via dall’onda killer del Rio Maggiore, il torrente che nella notte tra sabato e domenica ha esondato travolgendo il muro che lo separava dalle abitazioni. Qui i residenti si sono accorti subito della gravità della situazione ma dal Comune e dalla Protezione civile fino a ieri mattina nessuno si era fatto vedere.
«Siamo stati lasciati soli — racconta amareggiato Massimo Giannetti, un residente della zona — abbiamo provato a contattare il sindaco e il vicesindaco ma non è venuto nessuno. Ci hanno preso in giro». Dal pomeriggio di domenica sono venuti solo i volontari da ogni parte della città, chi da Fabbricotti chi da Antignano. Non solo: anche la curva nord dell’Armando Picchi si è mobilitata, insieme alla parrocchia di Salviano e al circolo Arci. «I ragazzi di Livorno sono stati eccezionali — spiega emozionato Loredano Scardigli, componente del direttivo Arci — i mezzi erano molto approssimativi, mancavano anche i guanti da lavoro, ma stanno facendo un lavoro encomiabile». Ieri il circolo Arci ha offerto il pranzo ai volontari, circa una cinquantina: un piatto di pasta al pomodoro, schiacciata calda del forno lungo la via e caffè per tutti.
Nella giornata di domenica, i primi soccorsi si sono concentrati in altre zone della città. «Si sono visti solo due vigili urbani — racconta Simona Ghinassi, segretaria provinciale di Sinistra Italiana — poi più nessuno fino a lunedì mattina». Solo ieri alle 10, quando al centro operativo di via Terreni si sono accorti della gravità della situazione, sono stati mandati circa 30 uomini della Protezione Civile veneta ed emiliana, oltre ai vigili del fuoco che hanno bloccato tutta la strada.
«Il coordinamento dei soccorsi non è stato dei migliori — spiega Daniele Brunei, Presidente reparto volo ed emergenze della Protezione Civile Veneto — nessuno era accorso sul posto quindi in principio ci era stato detto di ripristinare la viabilità, poi però la drammaticità della situazione ha cambiato i nostri piani: prima dovevamo aiutare a liberare le case dei residenti». In poche ore gli uomini della Protezione civile hanno sgomberato metà della strada e l’obiettivo è quello di ripristinare la viabilità entro 2 o 3 giorni.
Rispetto ad altre zone della città qui per fortuna nessuno si è fatto male. Tanta paura e almeno 4 famiglie costrette ad abbandonare la propria casa completamente ricoperta di fango. «Negli anni scorsi erano state aperte diverse inchieste sulle abitazioni della zona — dicono a mezza bocca i primi soccorritori — bisogna chiedersi come e perché è stata concessa l’abitabilità proprio accanto al fiume. Sono stati commessi grossi errori nella pianificazione del quartiere».