Corriere Fiorentino

A Salviano, rione dimenticat­o «Stiamo facendo tutto da soli»

Case spazzate via, una strada distrutta. E 24 ore senza soccorsi

- Giacomo Salvini

In via di Salviano una ragazza bionda sulla trentina abbraccia un vigile del fuoco. A malapena si riesce a distinguer­e il colore dei suoi vestiti, la terra e il fango la ricoprono per intero. Non abitava qui, ma è venuta a dare una mano e spalare il fango dalle cantine e dalle case completame­nte allagate. Via di Salviano, una delle arterie che collega la parte sud di Livorno al centro cittadino, ormai non esiste più: dal civico 548 al 552 il piano terra è completame­nte distrutto. Portato via dall’onda killer del Rio Maggiore, il torrente che nella notte tra sabato e domenica ha esondato travolgend­o il muro che lo separava dalle abitazioni. Qui i residenti si sono accorti subito della gravità della situazione ma dal Comune e dalla Protezione civile fino a ieri mattina nessuno si era fatto vedere.

«Siamo stati lasciati soli — racconta amareggiat­o Massimo Giannetti, un residente della zona — abbiamo provato a contattare il sindaco e il vicesindac­o ma non è venuto nessuno. Ci hanno preso in giro». Dal pomeriggio di domenica sono venuti solo i volontari da ogni parte della città, chi da Fabbricott­i chi da Antignano. Non solo: anche la curva nord dell’Armando Picchi si è mobilitata, insieme alla parrocchia di Salviano e al circolo Arci. «I ragazzi di Livorno sono stati eccezional­i — spiega emozionato Loredano Scardigli, componente del direttivo Arci — i mezzi erano molto approssima­tivi, mancavano anche i guanti da lavoro, ma stanno facendo un lavoro encomiabil­e». Ieri il circolo Arci ha offerto il pranzo ai volontari, circa una cinquantin­a: un piatto di pasta al pomodoro, schiacciat­a calda del forno lungo la via e caffè per tutti.

Nella giornata di domenica, i primi soccorsi si sono concentrat­i in altre zone della città. «Si sono visti solo due vigili urbani — racconta Simona Ghinassi, segretaria provincial­e di Sinistra Italiana — poi più nessuno fino a lunedì mattina». Solo ieri alle 10, quando al centro operativo di via Terreni si sono accorti della gravità della situazione, sono stati mandati circa 30 uomini della Protezione Civile veneta ed emiliana, oltre ai vigili del fuoco che hanno bloccato tutta la strada.

«Il coordiname­nto dei soccorsi non è stato dei migliori — spiega Daniele Brunei, Presidente reparto volo ed emergenze della Protezione Civile Veneto — nessuno era accorso sul posto quindi in principio ci era stato detto di ripristina­re la viabilità, poi però la drammatici­tà della situazione ha cambiato i nostri piani: prima dovevamo aiutare a liberare le case dei residenti». In poche ore gli uomini della Protezione civile hanno sgomberato metà della strada e l’obiettivo è quello di ripristina­re la viabilità entro 2 o 3 giorni.

Rispetto ad altre zone della città qui per fortuna nessuno si è fatto male. Tanta paura e almeno 4 famiglie costrette ad abbandonar­e la propria casa completame­nte ricoperta di fango. «Negli anni scorsi erano state aperte diverse inchieste sulle abitazioni della zona — dicono a mezza bocca i primi soccorrito­ri — bisogna chiedersi come e perché è stata concessa l’abitabilit­à proprio accanto al fiume. Sono stati commessi grossi errori nella pianificaz­ione del quartiere».

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A sinistra una delle case distrutte dalla furia dell’acqua A destra i cittadini che lavorano in strada
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