Corriere Fiorentino

Nogarin alla prima vera prova «Domenica è cambiato tutto»

Una città già in crisi ferita a morte, le contestazi­oni politiche e non, il supporto dei vertici grillini

- DAL NOSTRO INVIATO Marzio Fatucchi @marziofatu­cchi

Da due giorni Filippo Nogarin vive tra via Terreni, dove c’è l’unità di crisi della Protezione civile, e il Comune, a fargli da spalla l’assessore Andrea Morini, ex portavoce. Tampinato dal segretario generale che tira fuori da una cartellina le ordinanze da firmare: i detriti da stoccare, gli interventi d’urgenza, le spese immediate. Ma il sindaco grillino di Livorno è tampinato anche dagli esponenti del Pd che spuntano in ogni occasione pubblica — neppure il fango pare concedere una tregua alla contesa politica — per sottolinea­re spesso a bassa voce le cose che non vanno nella gestione del dopo nubifragio. Non solo loro: il sindaco si becca la contestazi­one di un cittadino che gli urla la rabbia di chi come lui è rimasto «tre ore a cercare di salvare gente sui tetti al Limoncino. Ci avete abbandonat­i». Il sindaco lo sa: «Domenica è cambiato tutto». Prova a non perdere la calma, sa che sarà in trincea, dopo quel che è successo e fino alle elezioni. È la sua prima grande prova. «Nei prossimi mesi ci sarà molto da fare per rimettere in piedi la città» glissa.

Dopo due anni di contestazi­oni in Consiglio comunale (diventato una bolgia) per la questione Aamps, l’azienda dei rifiuti (per la quale era anche finito sotto indagine ). Dopo aver perso pezzi della maggioranz­a. Dopo esser finito nel mirino di tutti i big toscani del Pd. Insomma, dopo due anni fuoco, Nogarin pensava di aver scavalcato anche l’ultima crisi, dopo che il suo assessore Lemmetti è stato chiamato a Roma dalla «collega» Virginia Raggi. Un altro consiglier­e era uscito dal M5S, rimanendo in maggioranz­a. E proprio la soluzione (dal suo punto di vista), grazie al concordato, della vicenda Aamps, lo aveva fat- to diventare punto di riferiment­o dello sparuto gruppo dei sindaci grillini d’Italia. Portato a Roma come «esempio di buone pratiche» per sostenere Raggi, a fianco del probabile candidato premier dei grillini Luigi Di Maio. Non a caso nel giorno del disastro sono arrivate subito le telefonate dello stesso Di Maio e anche di Beppe Grillo, e ieri sul «sacro blog» dell’ex comico genovese si è mobilitato per sostenere il sindaco di punta del grillismo.

Ma lo scenario che si para davanti a Nogarin adesso è tutt’altro che semplice. Una città già in crisi economica come Livorno, ferita a morte dall’alluvione: per l’esattezza, almeno fino a ieri, sono sette i morti accertati. E migliaia i cittadini con case e attività devastate.

La città «ora deve essere una» dice il sindaco. Ma questa è stata la città delle divisioni. Una città «anarchica perché ognuno vuol fare quello che c .... o gli pare», è la descrizion­e che ne fa Mario Cardinali del Vernacolie­re. Certo, Nogarin insiste a ricordare «i tanti volontari che si sono dati da fare, che si sono resi disponibil­i». Tra questi ci sono anche quelli che spazzano e si ardi rabbiano perché non hanno visto nulla dal Comune, dalla Protezione civile.

Il 10 settembre di Nogarin non è solo la tragedia delle morti, il crollo di tre ponti, le tonnellate di rifiuti da togliere. È un confine oltrepassa­to.

La gestione del recupero della città, il ripristino dei torrenti, gli interventi per la difesa idrogeolog­ica — ora nessuno potrà rinviarli — dovrà gestirli lui: ma per farlo sarà necessario collaborar­e con gli altri enti — tutti a guida Pd, in Toscana, a partire dalla Regione — in una logica in cui la polemica M5S-dem non potrà trovare gli spazi che, fino ad oggi, si sono avuti per esempio non solo su Aamps ma sulla Darsena Europa, sul reddito di cittadinan­za, solo per fare gli esempi più eclatanti.

Nogarin lo sa. Un primo segnale c’è già. La scambio di accuse sul sistema di allerta tra il sindaco e la Regione, dopo un fuoco durato un giorno, pare attenuarsi, anche perché il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, l’unico del governo a chiamare il sindaco di Livorno subito dopo il disastro, dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: il sistema di allerta toscano «è il migliore di tutta l’Italia» ma è vero quello che dice il sindaco «non si possono chiamare ormai questi eventi emergenze». Le polemiche sul piano di Protezione civile, bloccato in Consiglio comunale da nove mesi, invece proprio no.

In ogni caso il «Nogarin Uno» è finito. «Noi continuere­mo a lavorare come abbiamo fatto dalla prima ora». Ma il Comune dovrà farlo questa volta d’intesa con la Regione: ieri il governator­e Enrico Rossi ha chiesto «poteri straordina­ri» non solo per l’emergenza «ma anche nella fase successiva», perché «se vogliamo che le opere necessarie alla messa in sicurezza del territorio siano realizzate presto e bene, non possiamo intervenir­e con i lacci delle procedure ordinarie». Insomma, se questi poteri ci saranno, Nogarin dovrà confrontar­si a lungo con il governator­e di Mdp e la sua maggioranz­a Pd in Regione.

Nogarin lo si vede rientrare all’Unità di crisi ieri pomeriggio, dopo 36 ore di fuoco e due notti sotto l’acqua: anche la sua casa è finita alluvionat­a, rientrato lunedì sera invece di andare a letto ha proseguito l’opera di bonifica a casa sua, dove tutto il giorno il fango e l’acqua l’avevano tirate via la moglie e la suocera. Poi ieri, di nuovo all’alba, all’Unità di crisi. Ed ora che l’emergenza (quella vera) del primo giorno è superata, c’è da affrontare una difficilis­sima quotidiani­tà. Quando gli chiedono di nuovo delle polemiche sul sistema di allerta, sul mancato invio degli sms ai cittadini, sbotta: «Non sono mica venuto giù con la piena», cioè non sono un impreparat­o. Ma la «piena» di questi giorni, ed il modo in cui affronterà la ripartenza da qui al 2019, è la chiave di volta per capire se Nogarin «verrà giù» o riuscirà a galleggiar­e.

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 ??  ?? Il sindaco Nogarin con i vertici di carabinier­i, capitaneri­a e vigili del fuoco. Sopra, con l’assessore Morini fuori dal centro della Protezione civile
Il sindaco Nogarin con i vertici di carabinier­i, capitaneri­a e vigili del fuoco. Sopra, con l’assessore Morini fuori dal centro della Protezione civile
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