COSA RESTA DELL’ALLERTA
Negli ultimi 21 anni invece, a riprova dei mutamenti climatici, è stato un susseguirsi di inondazioni e morti. A partire dalla tragica alluvione che il 19 giugno del 1996 colpì la Versilia con 14 morti. E poi a seguire Massa Carrara, la Lunigiana e la Maremma, dove il 12 novembre del 2012 morirono 6 persone. Ecco, c’è da chiedersi che cosa in questi vent’anni sia stato fatto sia sul piano della prevenzione che del sistema di allerta e di pronto intervento. Soprattutto lungo la costa tirrenica. Dalla Lunigiana alla Maremma, dal torrente Carrione, a Carrara, fino al fiume Albegna in Maremma, tutte le provincie costiere hanno subito danni ingenti e un numero insopportabile di morti. Di fronte all’emergenza dei cambiamenti climatici i rischi, per tornare a Papa Francesco, sono l’inerzia di una classe politica che non sappia cogliere l’urgenza dell’agire e dell’agire in fretta, ma anche la rassegnazione fatalistica fortemente diffusa tra i cittadini: «Piove così tanto e così in poco tempo che non possiamo fare nulla». E invece possiamo molto. A partire proprio dai cittadini, che devono imparare (di nuovo) ad aver cura del territorio in cui vivono. Solo un forte un civismo ambientale può infatti costringere la politica a comprendere come la difesa dell’ambiente sia oggi una delle sfide più urgenti e più grandi.