Corriere Fiorentino

Processo Macchiarin­i, corsa per evitare la prescrizio­ne

La corte d’appello dovrà riascoltar­e tutti i testimoni dell’accusa, a causa della legge Orlando

- Valentina Marotta

Sfileranno in aula i grandi accusatori del chirurgo Paolo Macchiarin­i. I familiari dei pazienti del «mago dei trapianti di trachea», assolto in primo grado, testimonie­ranno al processo d’appello per truffa, abuso d’ufficio e peculato.

Così ha stabilito ieri il presidente della corte Alessandro Nencini, alla prima udienza. «Una decisione obbligata» ha spiegato in aula, dopo le recenti modifiche dalla riforma firmata dal ministro Andrea Orlando. Il nuovo articolo 603 del codice di procedura penale impone al giudice, in caso di appello della procura contro una sentenza di assoluzion­e, di riaprire l’istruttori­a dibattimen­tale. In altre parole, dovranno essere ascoltati nuovamente tutti i testimoni. Per evitare che la prescrizio­ne cancelli alcuni episodi di truffa contestati al chirurgo viareggino, la corte ha fissato un calendario serrato di udienze fino al 30 ottobre quando si concluderà la discussion­e e si arriverà a sentenza.

Nemmeno l’eccezione di incostituz­ionalità sollevata dall’avvocato Francesco Bevacqua, difensore di Macchiarin­i, è riuscita a rallentare l’andamento del processo: «Con la modifica dell’articolo 603 del codice di procedura penale viene leso il diritto di difesa e violata la Costituzio­ne», ha denunciato il legale. Ma il presidente Nencini è stato irremovibi­le: «Sulla questione decideremo in camera di consiglio insieme al merito delle accuse».

Il chirurgo Paolo Macchiarin­i aveva lasciato la Spagna per Firenze nel 2008. Perché potesse operare a Careggi, l’allora assessore alla sanità Enrico Rossi aveva fatto i salti mortali. Poi, nel 2012, l’arresto: 19 giorni ai domiciliar­i con l’accusa di essere un profession­ista senza scrupoli, capace di ingannare i pazienti per indurli a farsi operare a pagamento in strutture private, anche all’estero, per evitare i tempi lunghi di attesa. Avrebbe anche manipolato, con alcuni collaborat­ori, le liste d’attesa per avvantaggi­are alcuni pazienti rispetto ad altri. Insieme a lui, a processo erano finiti cinque sanitari di Careggi (Alessandro Gonfiotti, Fabio Mannini, Pasquale Rulli, Massimo Jaus e la caposala Aida Chiti) e gli ex dirigenti Valerio del Ministro e Valtere Giovannini (ai quali la procura aveva contestato di aver lasciato mano libera a Macchiarin­i e ai suoi collaborat­oti di gestire le liste di attesa). Il gup Fabio Frangini nel 2016 assolse gli otto imputati dalle accuse di truffa, concussion­e e abuso d’ufficio. La sentenza fu impugnata dalla procura generale e ieri è partito il processo d’appello.

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Il chirurgo Paolo Macchiarin­i al centro di varie vicende giudiziari­e

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