Palazzo Vecchio condannato a pagare, dai suoi legali
Gli avvocati del Comune intentano una causa di lavoro contro il Comune. Palazzo Vecchio, davanti ai giudici, perde e deve risarcire gli avvocati con 73 mila euro. E ora l’assessore al personale, Federico Gianassi, annuncia che ricorrerà al Consiglio di Stato, ritenendo che i propri avvocati dipendenti siano dalla parte del torto. È kafkiana la vicenda che vede protagonista il Comune di Firenze che, in un certo senso, ha fatto causa a se stesso. Si tratta di una vicenda piuttosto complicata, che se da un certo punto di vista può far sorridere, dall’altro offre uno spaccato, l’ennesimo, di come la burocrazia renda paradossali certe dinamiche. Riavvolgiamo il nastro. Oltre un anno fa, gli otto legali dell’«ufficio avvocatura» di Palazzo Vecchio avevano avviato una causa contro il proprio datore di lavoro. La sentenza del giudice ha definito come «illegittima» la trattenuta operata dal Comune a titolo di imposta regionale sulle attività produttive (Irap) sui compensi professionali erogati agli avvocati stessi e dichiarato «il diritto alla rideterminazione dei compensi professionali senza che sia operata la detta ritenuta Irap». Il tribunale ha così condannato Palazzo Vecchio a corrispondere agli avvocati le somme «indebitamente» trattenute, maggiorate degli interessi legali e della rivalutazione monetaria Istat. In altre parole, insomma, ieri il Consiglio comunale ha dovuto approvare un debito fuori bilancio per rispondere alla sentenza del giudice: 63 mila euro sono stati pagati agli avvocati di Palazzo Vecchio, mentre altri 10 mila euro sono stati liquidati al legale che ha assistito gli stessi avvocati.