Corriere Fiorentino

Renzi suona la carica ma la Festa fa flop «Che penuria di gufi, non ne trovo più»

Il segretario sul palco delle Cascine: «Un pensiero alle ragazze americane, un abbraccio all’Arma»

- Cla. B.

«C’è una penuria di gufi... Non ne trovo più uno: ogni volta che esce un dato sui posti di lavoro in più e sulla ripresa dell’economia, muore un gufo. Abbiamo preso in mano un paese che aveva un Pil sotto del 2 per cento: oggi siamo all’1,5 per cento. Se al posto nostro fossero andati a Palazzo Chigi Salvini o Grillo saremmo finiti fuori dall’Europa, non fuori dalla crisi». Ci vuole Matteo Renzi per scuotere dal torpore la Festa de l’Unità alle Cascine, che si concluderà domenica con un partecipaz­ione di pubblico assai sotto alle aspettativ­e. È lo specchio dell’entusiasmo (colato a picco) tra i simpatizza­nti del Pd, dopo la batosta del referendum. Si respira un clima ribaltato rispetto allo scorso anno, quando la partita delle riforme riscaldava gli animi e spingeva a partecipar­e ai dibattiti. In questa edizione, solo per fare un esempio, a sentire il ministro del Lavoro Poletti c’erano una quarantina di persone. Gli organizzat­ori lo avevano previsto, tanto che il palco centrale è stato disposto in maniera ben diversa rispetto al 2016, in modo da limitare l’effetto vuoto. Il segretario nazionale del Pd è già in campagna elettorale, ma dopo aver cavalcato con successo i temi del rinnovamen­to, adesso, dopo il 4 dicembre, riuscire a toccare le corde giuste degli elettori non è più facile come una volta per Renzi.

«Non sono qui a raccontarv­i che “va tutto bene madama la marchesa”. Io non sono più presidente del Consiglio: mi sono dimesso perché abbiamo perso il referendum e io ho una grande parte di responsabi­lità», dice il segretario dem. Arrivato da Prato, il primo pensiero dell’ex premier va «alle ragazze americane che hanno subito violenza e alle loro famiglie. Mentre noi esprimiamo tutto lo sdegno, la rabbia e lo squallore per quanto successo, abbiamo il dovere di mandare un abbraccio a tutti gli uomini e le donne dell’Arma dei carabinier­i, che sono il nostro orgoglio». E non manca il ricordo dell’ex assessore regionale Riccardo Conti, «con cui ci siamo sì divisi, ma dopo aver condiviso un cammino importante e di valori: mi chiamava “il nipotino birbone”. E io gli mando un abbraccio».

Nel mirino di Renzi, oltre a rivendicar­e i risultati dei «mille giorni» da premier, finiscono soprattutt­o Salvini e Grillo, attaccati a più riprese. E poi attacca sulle «fake news»: «L’altro giorno ho scoperto da internet che stavo scorrazzan­do con la Lamborghin­i a Ibiza, con un fotomontag­gio. E il problema è che la gente ci crede».

 Con Riccardo Conti ci eravamo divisi ma rimanevo comunque il suo “nipotino birbone”

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Il segretario del Pd e il rito del selfie con i militanti della Festa dell’Unità alle Cascine alla fine del dibattito

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