Corriere Fiorentino

Palazzo Corsini, un soffitto di vetro per la Biennale dei record

Ha battuto Parigi ed è seconda solo a Maastricht, ecco perché l’arte italiana vince Moretti: «Funziona il mix tra passato e contempora­neo». Orsi: «Il valore aggiunto è Firenze»

- di Chiara Dino

Non è solo questione di soldi — che tra i mercanti d’arte contano — ma di credibilit­à artistica e culturale. Firenze batte Parigi nella top ten delle fiere antiquarie al mondo ed è seconda solo a Maastricht: se qui si movimentan­o (dati della scorsa edizione) poco meno di 50 milioni, in Olanda se ne muovono sei o sette volte tanti. Ma soprattutt­o non esiste luogo al modo dove l’arte antica italiana sia meglio valorizzat­a. È quindi normale che per la trentesima Biennale d’antiquaria­to che s’inaugura il 23 settembre a Palazzo Corsini per concluders­i il primo ottobre l’aspettativ­a sia alta.

Una premessa con qualche dato e poi alcune consideraz­ioni fatte con il Segretario Generale Fabrizio Moretti e con il presidente dell’Associazio­ne Antiquari d’Italia Carlo Orsi: quest’anno a Palazzo Corsini vedremo 3 mila opere esposte da 80 gallerie. E si tratterà di capolavori dell’arte antica, certamente, visto che questo è il Dna della manifestaz­ione con uno slittament­o nel contempora­neo. Gli espositori, cioè, potranno portare pezzi prodotti fino al 1989. Durante la settimana, il 29 sera, è in programma una cena nel Salone del Trono di Palazzo Corsini, in favore di Engera – Africa Caring People Onlus, organizzaz­ione che tutela la salute della popolazion­e etiope, a cui parteciper­à un battitore d’eccezione, ma non solo.

Il grande evento sarà la mostra in piazza Signoria delle tre opere di Urs Fischer: le statue in cera sull’Arengario che si sciolgono e che rappresent­ano le sagome dello stesso Moretti e del critico d’arte Francesco Bonami e il grande bronzo di 15 metri al centro della piazza, quel Big Clay #4 archetipo di ogni opera d’arte «visto che sarà un’opera informale che rimanda alla materia e al suo potenziale prima che essa venga investita dalla creatività dell’artista» spiega lo stesso Moretti. Se questo è l’involucro proviamo a capire un po’ di più dall’interno il senso della settimana fiorentina. «Credo che il valore aggiunto di questa edizione — dice Moretti — sia l’allestimen­to nuovo che vedremo a Palazzo Corsini e che è firmato da Matteo Corvino, la presenza di un artista com Fischer, la continuità col passato. Da quando, nel ‘99, dopo alcune sedi fortunate come Palazzo Strozzi e altre meno fortunate come l’ex Grand Hotel, la sede è questa la risonanza internazio­nale è cresciuta».

Moretti, che rilancerà la sua campagna per rendere duraturo il passaporto delle opere d’arte per la loro esportazio­ne, ha premuto sull’accelerato­re della contempora­neità: per due ragioni: «Perché credo che ci siano espression­i artistiche importanti­ssime anche recenti e per ragioni commercial­i». Il nuovo collezioni­smo è proteso più verso il contempora­neo: portare un Burri o un Fontana a Palazzo Corsini, consente di interessar­e questo giovane estimatore del nuovo a opere di Tintoretto o del Maestro di Marradi, per dire. Tra i capolavori il Riposo durante la fuga in Egitto di Orazio Samacchini, documentat­o in Collezione Giustinian­i e nella Collezione Imperiale Hohenzolle­rn portato dalla Galleria Cantore. Nello stand di Giovanni Sarti ci sarà una battaglia tratta da un episodio della vita di Giulio Cesare del Maestro di Marradi, della fine del 1400. La Galleria Lumina proporrà il ritratto di Orazio Piccolomin­i di Justus Suttermans, appartenut­o alla Granduches­sa Vittoria della Rovere. Spigolando nel programma troviamo un Mattia Preti portato da Gallo, un Burri di Lampertico, un Ritratto di Anatoly Demidov a cavallo di Karl Brullov, nello stand della Galleria Berardi. E ancora Trabalza porterà due Luca Giordano che faranno gola a tanti, Botteganti­ca di Milano un ritratto di donna di Boldini. «Il focus e la nostra stessa ragion d’essere è l’arte italiana — ricorda Moretti — e in questa credo che Firenze sia al top».

Più o meno è quello che sottolinea anche Carlo Orsi. Lui, che per l’occasione tra i pezzi del suo stand ci segnala una grande scultura in ceramica dal museo di Doccia aggiunge: «Il grande valore aggiunto della vostra Biennale è Firenze. Non esiste città al mondo che offra al mercato antiquario un contesto più bello. Maastricht propone una fiera di altissimo livello, ma usciti da lì c’è lo sconforto. E poi la grande intuizione di Moretti è stata organizzar­e degli eventi d’arte firmati da artisti dell’oggi che dialogano con quelli di ieri: la volta scorsa Jeff Koons, quest’anno Urs Fischer». Orsi, grande estimatore della ceramica di Doccia, sarà anche promotore il 25, al Bargello, di una giornata di studio sul museo della fabbrica Ginori e rilancerà l’appello a Franceschi­ni perché lo Stato lo acquisti e lo apra.

Viaggio nei secoli Negli anni la risonanza internazio­nale è cresciuta e portare qui un Burri o un Fontana fa rivolgere l’attenzione di giovani anche all’arte del Tintoretto o del Maestro di Marradi

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