Corriere Fiorentino

Sposa bambina, segregata e venduta Un Sos nella chat: arrestato il padre

Promessa a 13 anni per 15 mila euro: in cambio avrebbe dovuto dimagrire e non andare più a scuola

- Valentina Marotta

Promessa in sposa a 13 anni e venduta per 15 mila euro a un uomo che non aveva mai conosciuto. La bimba, per tre anni è stata segregata in casa, umiliata e minacciata dal padre. Poi ha trovato il coraggio di ribellarsi alle convenzion­i di famiglia e alle tradizioni del mondo rom. Ha chiesto aiuto a un ragazzo come lei, conosciuto sulla chat di un gioco in rete e si è salvata. Dopo un anno di indagini, il padre–padrone, 49 anni serbo di Obilic, è finito a Solliccian­o con l’accusa di riduzione in schiavitù, in esecuzione di una misura cautelare firmata dal gip Fabio Frangini. Lei, E.H., è ritornata libera: da un anno vive in una struttura protetta, ha ripreso a studiare e sogna di partire per Disneyland. Non ha mai chiesto di rivedere la famiglia.

La sua storia di coraggio e sofferenza parte da lontano. È il 2013: ha appena superato gli esami di terza media e ha voglia di continuare a studiare. Un progetto infranto: il padre la promette in sposa a un uomo di etnia rom che vive in Francia. Nella casetta delle Piagge le due famiglie s’incontrano per siglare l’accordo. Lei riceve in dono orecchini d’oro, suo padre 5 mila euro, un acconto. In cambio, entro un anno, la bambina deve dimagrire, chiudere con gli amici e la scuola, imparare a lavare e cucinare, e soprattutt­o, rimanere vergine fino al matrimonio. «Lo sposo e poi la faccio finita», minaccia la ragazzina. Ma è inutile. Il padre detta le regole: non vuole che segua l’esempio della sorella maggiore sfuggita alle nozze combinate per sposare il suo vero amore. Così la piccola non può uscire da casa se non per fare la spesa o andare in farmacia e sempre al fianco della madre o dei fratelli. Non può più incontrare le sue amiche. Non ha denaro e non può usare il telefono, se non per giocare a Clash of Clans. Ed è grazie a quel videogioco e a una connession­e wifi che riesce a contattare un ragazzo, in Sicilia. Con lui si confida e riesce a sorridere. Trova il coraggio di reagire: inizia a mangiare merendine, pasta, gelati, cioccolato e ingrassa. È la sua strategia per rompere quel maledetto contratto di matrimonio. Ma alla festa di fidanzamen­to, nel 2015, la famiglia del promesso sposo rinnova il patto. Il matrimonio è solo rinviato di un anno. Lei non può chiedere aiuto a nessuno. L’unica àncora è il compagno di giochi siciliano. È lui che, con i suoi genitori, contatta un centro antiviolen­za di Firenze e fa partire le indagini. Rassicura la giovane amica che presto sarà libera. E così succede. Una mattina d’agosto, lo scorso anno, gli investigat­ori della squadra mobile fanno irruzione per una perquisizi­one nella casa della ragazzina: sta preparando le valigie per la Francia. Supplica di essere portata via da quell’inferno. Da allora vive in una struttura protetta. Il padre non ha smesso di cercarla: ha minacciato di occupare gli uffici di Palazzo Vecchio con la famiglia, poi l’ha rintraccia­ta nella struttura protetta fingendo di essere uno zio. «È un uomo pericoloso, deve andare a Solliccian­o — scrive il gip Fabio Frangini nell’ordinanza — È un padre padrone, non è tranquilli­zzante neanche per la sorte delle nipoti» che vivono con lui. «Per garantire un proprio investimen­to e il proprio accordo, quell’uomo ha segregato la figlia. Anche se è una situazione culturalme­nte ordinaria nel mondo rom, non esclude che sia un reato» aggiunge il giudice. «È un episodio drammatico e vergognoso — è il commento dell’assessore al Welfare Sara Funaro — Ringraziam­o gli inquirenti e gli assistenti sociali».

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