Corriere Fiorentino

Le regole variabili

Il via libera dei Cinquestel­le agli indagati in lista Ma a seconda dei casi...

- di David Allegranti

A una settimana dal voto online per scegliere il prossimo candidato premier del M5s, gli elettori del partito di Grillo conoscono finalmente le regole per votare Luigi Di Maio o Di Maio Luigi. Non c’è un vero duello (chi sono gli sfidanti?), non c’è un dibattito pubblico, se non quello che viene fuori dai retroscena dei giornali, pieni di malumori, malesseri, borbottii, ma niente di serio. Persino il bellicoso Roberto Fico pare non avere l’intenzione di mettersi contro il vicepresid­ente della Camera, che ambisce a sfidare il Pd di Matteo Renzi e il centrodest­ra per conquistar­e il governo.

Le regole appena pubblicate sul Sacro Blog contengono una clamorosa ipocrisia che i Cinque Stelle accettano pur di designare Di Maio come candidato: «Ai candidati a conoscenza di indagini o procedimen­ti penali verrà richiesto un certificat­o rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati ed una breve relazione illustrati­va dei fatti con autorizzaz­ione espressa alla pubblicazi­one di tali atti nell’ambito dello spazio riservato a ciascun candidato». Insomma, è possibile candidarsi anche se si è indagati o si hanno procedimen­ti penali in corso. Non male per un partito che ha preso milioni di voti invocando «onestà» e forche caudine per chiunque sia anche solo sospettato di aver commesso un reato.

Il Ms5, dopo aver capito che le nuove regole possono essere un boomerang, ha aggiunto un post-scriptum al Sacro Blog: «Non c’è nessuna nuova regola riguardant­e chi ha procedimen­ti giudiziari in corso: in base al codice etico del Movimento 5 Stelle gli indagati per fatti e comportame­nti gravi, ancor prima che ci sia una sentenza della magistratu­ra o addirittur­a ancor prima che ricevano un avviso di garanzia, vengono sospesi. Ciò esclude automatica­mente la possibilit­à di una loro candidatur­a». Ma che cosa si intende per «fatti e comportame­nti gravi»? Ah, saperlo. Le norme dei Cinque Stelle cambiano più del cielo d’Irlanda. Due anni fa Di Maio disse in un’intervista a La Stampa che basta essere indagato per non potersi più candidare: «Dipende dal tipo di reato. Se sei indagato per abuso d’ufficio sì. È un reato grave. Se sei indagato stai fermo un giro. Poi vediamo se la politica si decide ad accelerare i processi». Nel frattempo sono successe molte cose, compreso un avviso di garanzia per Virginia Raggi, anticipato da un codice di comportame­nto «garantista» votato online: «La ricezione, da parte del portavoce, di “informazio­ni di garanzia” o di un avviso di conclusion­e delle indagini non comporta alcuna automatica valutazion­e di gravità dei comportame­nti potenzialm­ente tenuti dal portavoce stesso». Aggiustare le regole e poi dare la colpa agli altri è un’arte. Il primo destinatar­io del nuovo regolament­o ad hoc per le candidatur­e a presidente del Consiglio è proprio Di Maio, visto che ha due procedimen­ti in corso per presunta diffamazio­ne. Recentemen­te, il partito del Casalgrill­o ha addirittur­a rivendicat­o gli avvisi di garanzia, consideran­doli una medaglia, come quelli ricevuti per l’inchiesta su Aamps dal sindaco Filippo Nogarin e dal suo ex assessore e oggi neoassesso­re al bilancio di Roma Gianni Lemmetti. Ciononosta­nte, il M5s mantiene un tono burbanzoso. «Gli altri partiti — dice il M5s — che hanno candidato condannati per anni e che si sono presi i soldi di Buzzi, vogliono insegnare a noi la legalità. Gli consigliam­o di tranquilli­zzarsi e di godersi il vitalizio che hanno percepito a partire da oggi, tanto quando andremo al governo lo taglieremo. I partiti non hanno né candidati né programmi, solo poltrone da salvare». A essere precisi, il vitalizio non esiste più e continuare a chiamarlo così serve solo a raccattare qualche voto in più. Dal 15 settembre i parlamenta­ri hanno maturato il diritto ad avere una pensione di mille euro circa, calcolata con sistema contributi­vo, che incasseran­no a partire dai 65 anni, ma non risulta che nessuno dei parlamenta­ri a Cinque Stelle abbia presentato le dimissioni prima di quella data. «Chiederemo di dirottare i nostri contributi alle casse di appartenen­za di ogni singolo parlamenta­re o all’Inps per chi non aveva aperta una posizione previdenzi­ale prima di entrare in Parlamento». «Il M5s prova a rinunciare», titolava venerdì La

Stampa. «Prova». Pare di sentire le scuse di John Belushi nei

Blues Brothers: «Non ti ho tradito. Dico sul serio... Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un... terremoto! Una tremenda inondazion­e! Le cavallette! Non è stata colpa mia!».

 Due anni fa Di Maio diceva: non candidiamo chi è sotto indagine Ora i grillini aprono le primarie anche agli indagati

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Favorito Luigi Di Maio
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