«Sono Beatrice, cameriera virtuale» E la pizza ora si ordina (anche) in chat
Dai «Fratelli cuore» alla Stazione filo diretto con la cucina. Per la prima volta in Italia
Nessuna app Il sistema Passbot è stato progettato da Claudio Gioiosa, mago dei software
Firenze è la prima città italiana ad aver assunto un cameriere virtuale. Si chiama Beatrice, lavora al ristorante Fratelli Cuore e sta in turno 24 ore su 24. Non se ne conoscono né l’aspetto né gli stati d’animo, ma per «incontrarla» basta sedersi ai tavoli della griglieria-pizzeria dei fratelli Caprarella e aprire Messenger. Beatrice risponde via telefono, tramite Facebook e la sua messaggistica.
Non c’è una App da scaricare (almeno per chi abbia già l’accesso al social network). Si cerca Fratelli Cuore e si scrive qualcosa nella stringa dei messaggi, entrando immediatamente in chat con la cameriera virtuale. Beatrice risponde in diretta, con tanto di puntini di sospensione lampeggianti come quando si chatta con qualche conoscente. Si sfoglia il menu, si consultano i prezzi, si sceglie cosa si desidera ordinare e si possono perfino chiedere alcune modifiche al menu. Volete l’acqua fresca anziché a temperatura ambiente? La pasta molto al dente? La marinara senza aglio? La margherita con bufala? Vi siete scordati di ordinare il caffè? C’è Beatrice, pronta, efficiente, virtuale.
Il sistema si chiama Passbot, è stato sperimentato al Nettuno di Rapallo dove Claudio Gioiosa, il mago dei software che lo ha progettato, va in vacanza con la famiglia. Firenze è la prima città a ufficializzarlo grazie all’intraprendenza di Pasquale Caprarella, proprietario coi fratelli di diversi locali già affermati. «Ci aspettiamo di gettare un po’ di scompiglio nella ristorazione fiorentina» ha commentato tra il serio e il faceto. Il sistema Passbot (che equivale a chat robot) è già in funzione da agosto. Durante il mese scorso 650 clienti circa hanno già conosciuto Beatrice e ogni giorno, per via di una convenzione tra Fratelli Cuore e Rfi, 220 ferrovieri mangiano da lei, preordinando, consumando e pagando chattando via Passbot. Numeri da far invidia ai sindacati. Un altro dei vantaggi del cameriere virtuale è che consentirà al cliente di lasciare un giudizio dopo aver effettivamente consumato, come fa Booking con gli hotel.
«Un po’ di paura me la fa» commenta Roberto Focardi, direttore dell’Harry’s bar, uno dei templi dell’ospitalità fiorentina. «Oggi come oggi quando entri in un posto e ancora devi consumare, mangiare, bere, l’importanza di un’accoglienza calorosa ti pone in un modo favorevole. L’aspetto umano è la cosa che piace di più alle persone. Un saluto come il baciamano che mi è familiare in questo momento, saper riconoscere per nome un cliente... Ricordo ancora la moglie di Perbellini con la sua femminilità e il suo modo garbato di ricevere come fosse a casa, l’ho sempre presa a esempio di ospitalità, non ti fa sentire a disagio». Focardi sottolinea il concetto di accoglienza che conta, mutatis mutandis, in trattoria come all’Enoteca Pinchiorri. Potremo pensare a una città un giorno senza i grandi direttori di sala come Alessandro Tomberli da Pinchiorri, Giampiero Puddu a Villa Cora, Marino al Sesto on Arno o Mirko al St. Regis, o lo stesso Focardi all’Harry’s bar? O a figure storiche come Mauro e Piero, i vecchi gestori del Baretto, o ancora all’ultimo maitre di Doney ai tempi della stella? Dai Fratelli Cuore il cameriere viene al tavolo solo per consegnarvi il codice per dialogare con Beatrice, i piatti e il conto. Efficienza e tempestività sono assicurate. Manca solo un altro codice, quello comportamentale, che qualcuno chiama galateo e che pure nacque in Toscana col Monsignor Della Casa. Spesso non scritto, sempre fatto di complicità tra uomini di mondo. Un’accoglienza virtuosa, senza essere virtuale.