Pozzolatico, duello sulle villette I residenti contro il piano del conte
«No al cemento o referendum per la scissione da Impruneta». La Regione: stop al progetto
Dalle villette a schiera del «Villaggio», le donne del comitato indicano il castello in cima alla collina sopra Pozzolatico. La colpa, raccontano, è del Comune. E del conte.
«Una speculazione edilizia, un danno paesaggistico enorme in uno dei luoghi più belli della campagna fiorentina». Ce l’hanno con un progetto da 2600 metri quadrati, con 30 appartamenti, nei terreni del conte Giovanni Vannicelli Casoni. Ancora non sanno, al comitato Pozzolatico per la Difesa del Territorio, che venerdì la Regione ha dato lo stop al piano: in conferenza dei servizi è arrivato parere negativo sulla lottizzazione. Ancora le motivazioni non ci sono: non è chiaro se il progetto potrà essere emendato o dovrà essere abbandonato per sempre. Ma per il comitato, che dal 2008 combatte contro il nuovo cemento, è la prima vittoria. Tanto che, lo ha raccontato La Repubblica, è arrivato al punto di depositare «per provocazione» negli uffici dei due Comuni una richiesta di referendum perché Pozzolatico faccia la secessione da Impruneta e si sposi con Firenze (che ha scelto la politica dei volumi zero).
Nove anni fa, il nuovo piano strutturale di Impruneta trasformò il campo sotto la chiesa in un’area edificabile. Nel 2012, la conferma arrivò con l’approvazione del regolamento urbanistico, di fronte a 300 cittadini arrabbiati. Il comitato tentò la strada del Tar, ma il ricorso fu respinto. Così, lo scorso luglio, il sindaco Alessio Calamandrei ha dato il via libera al progetto presentato dal conte e disegnato dall’architetto Marco Jaff: al posto di viti e ulivi, 2.660 metri quadri, sei edifici con 11 appartamenti, 19 alloggi per migranti e 200 metri quadri per attività commerciali o artigianali. Venerdì è arrivato lo stop della Regione. Calamandrei si chiude in un «no comment» sulla vicenda, ma l’amministrazione imprunetina non ha mai nascosto di essere favorevole al piano: così, se la conferenza dei servizi offrirà una via d’uscita, il progetto sarà cambiato e ripresentato.
«Questa è un’area di altissimo valore ambientale, storico e paesaggistico, con coltivazioni di pregio — dicono dal comitato — E la lottizzazione cade in una zona collinare visibile da grande distanza. È assurdo, tanto più che qui non c’è affatto bisogno di nuove case». Ma lui, il conte Giovanni Vannicelli Casoni, allarga le braccia: «Mi arrendo all’ipocrisia! — dice — Chi critica il progetto lo fa perché gli cade vicino a casa, accanto al “villaggio”. Ma quelle villette sono una lottizzazione degli anni ’80, su terreni che mi furono espropriati. La loro va bene e questa no?». Dal comitato puntualizzano però che «oggi la sensibilità ambientale è cambiata». «Secondo me, più che il cemento a Pozzolatico danno fastidio le case per gli immigrati — commenta beffardo il conte — E sia chiaro, il progetto non parte da me, ma dal Comune che decise di rendere edificabili i miei terreni. Io ci sono entrato solo per il fallimento della coop Unica».
L’architetto Jaff decide invece di non schierarsi nella contesa: «È evidente che io ho fatto il progetto al mio meglio. Ma è giusto che l’architettura susciti dibattito: ognuno ha diritto a giudicarla come meglio crede».