Quattro fedi per un dialogo
Da martedì a Firenze il Festival delle religioni con la consegna del sigillo della pace al XIV Dalai Lama Campana: «Quest’anno abbiamo scelto come tema “io sono” perché senza un’identità forte non esiste neanche il noi»
Dopo «incontriamoci su ciò che divide» e «andiamo oltre», il Festival delle Religioni, promosso dall’Associazione Luogo d’Incontro e copromosso dal Comune di Firenze, ha scelto per la sua terza edizione il tema «Io sono». E, per l’occasione, ha riportato a Firenze a 19 anni dalla sua ultima visita il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, in un programma che ha molti punti di contatto con la stretta attualità — dalle migrazioni al terrorismo — ma anche dibattiti su temi universali nel tempo e nello spazio come il confronto tra credenti e atei o l’educazione alla pace.
«Io sono», perché? «Abbiamo scelto questo filo conduttore — spiega Francesca Campana Comparini, curatrice del Festival — perché oggi più che mai viviamo in una epoca, in una società, di valori, identità e punti di riferimento tiepidi, sbiaditi, traballanti. Il messaggio che vogliamo dare è quello del recupero della identità, a partire dalla identità fiorentina che è apertura e dialogo. Che tu sia cristiano, islamico, buddista o di altre religioni diverse, il messaggio è che devi avere una identità e portare avanti la tua vita alla sua luce, alimentandola anche con orgoglio e custodendola consapevolmente. Un’identità matura poi sa bene che ha necessità dell’altro, l’io senza il tu non è completo; identità e pluralità insieme. L’identità è cosa ben diversa dal fanatismo o dall’odio verso lo “straniero”».
Identità non come confine, ma come opportunità; punto di partenza per riflettere su questioni importanti e anche controverse come il fine vita e il rapporto guerra e religioni. «Il programma prevede incontri su questioni attuali, il fine vita con Beppino Englaro e il professor Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer; la religione come ostacolo o occasione di integrazione cui parteciperà il ministro dell’interno Marco Minniti; «religioni di pace o di guerra?» con Michel Maffesoli e Ernesto Galli della Loggia. Ci si confronterà anche su problemi atemporali, come il confronto ateismo-religioni, scienza-fede con padre Bernardo Gianni, abate della basilica fiorentina di San Miniato e il professor Piergiorgio Odifreddi. «Uniscono l’universale ed il locale appuntamenti come l’incontro “Chi sono? L’io tra infinito e il nulla” che vedrà confrontarsi Vittorio Sgarbi e Sergio Givone — prosegue Francesca Campana o il dibattito “Io sono” tra cattolici, musulmani, ebraici e buddisti fiorentini che si terrà non casualmente nella moschea di Borgo Allegri (modera Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino, ndr) dove eravamo già stati nella prima edizione della rassegna, mentre nella seconda eravamo andati alla sinagoga di via Farini. Il tutto aperto il 19 settembre con “la libertà nella regola” al Mandela Forum, con il Dalai Lama, incontro ormai tutto esaurito».
La presenza del Dalai Lama ha suscitato la protesta di parte della comunità cinese ed altri una presenza letta in chiave politica. «Sua Santità il XIV Dalia Lama è qui come capo religioso di 400 milioni persone ed in questa veste di guida religiosa è stato invitato al Festival — prosegue Campana — Il Festival non rischia, ma osa per scuotere e approfondire. È ovvio che la manifestazione è un momento di confronto su più livelli, culturale, sociale, politico, filosofico, come lo è la religione che impatta su altri aspetti della vita personale e collettiva. E la chiave del Festival è proprio approfondire con la lente di ingrandimento della religione alcune questioni; non vedo rischi di letture politiche». Il Dalai Lama il 19 mattina riceverà in Palazzo Vecchio il «sigillo della pace» e dopo il dibattito con gli esponenti di altre religioni, sempre al Mandela, parlerà di «pace attraverso l’educazione» in una conversazione pubblica introdotta dal presidente della Regione, Enrico Rossi, con tutti i 5.700 posti disponibili andati a ruba. Un pubblico composto da donne e uomini di tutte le età ed estrazioni sociali, credenti e non, «anzi i non credenti sono la maggioranza delle persone che affollano i vari appuntamenti — afferma Francesca Campana Comparini — Non è un pubblico di élite, il Festival non è “Il cortile dei gentili” ma volutamente cerca di raggiungere tutti, di ampliare il dibattito culturale all’intera società».
E dopo aver portato il Papa dei cristiani Copti Tawadros II nel 2015 e oggi il Dalai Lama, l’organizzatrice del Festival ha un altro sogno: «Firenze è la culla dell’umanesimo, del valore dell’uomo, della identità come fondamento della libertà, l’una con l’altra e non l’una senza l’altra. Nel prossimo Festival spero di avere nella città della pace e del dialogo, del sindaco Giorgio La Pira di cui nel 2017 ricorrono i 40 anni dalla scomparsa, un incontro tra il sindaco di Gerusalemme e quello di Londra, Sadiq Khan, di origine pakistane e musulmano».
Temi Parleremo di questioni importanti come il fine vita e il rapporto tra credenti e atei