Dai «rosicatori» in poi, così parlò Diego (per riprendere la palla)
Chissà, potrebbe diventare un gioco adatto al prossimo numero della Settimana enigmistica. Uno di quelli dove si va a caccia delle sfumature, sapendo che comunque la sostanza resta la stessa. Come quando parla Diego Della Valle a cui, piaccia o meno, non si può certo non riconoscere coerenza.
«Dico ai rosicatori che con i tifosi abbiamo fatto grandi cose e non saranno loro a metterci contro»; «la Fiorentina? Togliamole gli avvoltoi di torno e facciamola lavorare circondata da fiorentini veri e tifosi veri». Otto anni precisi tra le due dichiarazioni (settembre 2009; settembre 2017), stesso significato. Certo i «rosicatori» sono diventati «avvoltoi», dai mammiferi roditori che scavano buche e per definizione lavorano nell’ombra si è passati a una specie che invece non teme di essere notata, un uccello spazzino pronto ad avventarsi sulle eventuali disgrazie, in questo caso viola. La sostanza però, come nei disegni della Settimana enigmistica resta la stessa. E sempre nel mondo animale Ddv è andato a pescare l’appellativo che secondo lui descrive meglio quella parte della città e dei tifosi che proprio non gli vanno a genio.
Siamo ancora lì, insomma, verrebbe da dire, anche se si tratta solo di apparenza. Perché niente come le parole (spesso a sorpresa) dell’azionista di maggioranza in questi anni hanno invece scandito e condizionato il calendario delle vicende viola. Non può essere letto come un caso che otto anni fa la Fiorentina stesse vivendo la stesso momento di passaggio tra la chiusura di un ciclo importante (quello di Prandelli allora e quello targato Montella-Sousa oggi) e un tentativo di ripartenza, con la parola «autofinanziamento» a caratterizzare i mesi estivi del calciomercato e giocatori di talento ma ancora non affermati in campo.
Se la storia (viola) dunque insegna qualcosa, l’uscita di Della Valle dovrebbe aiutare a capire l’umore che regna a Casette d’Ete da dove Dario Nardella poco più di una settimana fa è tornato decisamente più sollevato. «Non ho visto disinteresse, anzi» le parole del sindaco subito dopo l’incontro con i proprietari viola. La stessa sensazione che arriva anche dalle poche parole di Ddv ieri alla fiera di Rho che pare voler mettere da parte le polemiche (e chi a suo modo di vedere le alimenta) per concentrarsi sulla squadra. Certo, sullo sfondo resta il comunicato dello scorso giugno con cui i Della Valle hanno messo ufficialmente in vendita la Fiorentina. Anche in questo caso però gli archivi possono venire in aiuto. Diceva Diego il 5 novembre 2011: «Noi più che dire che abbiamo un pezzo di cuore in questa città, non possiamo fare. Se avete qualcuno da proporci che possa fare qualcosa di importante, siamo qui. Non vogliamo stare in Paradiso a dispetto dei santi. Se c’è qualcuno di Firenze all’altezza della Fiorentina, noi siamo anche disposti a farci da parte». Non molto diverso da quanto ripetuto il 26 maggio scorso: «Non è che si può stare in Paradiso a dispetto dei santi. I fiorentini hanno diritto di dire con chi vogliono stare». Cambiano giocatori e allenatori, la sfida resta. Quella di una proprietà che probabilmente è ancora disposta a fare calcio a Firenze, ma non a tutti i costi. Il messaggio, lungo otto anni, è sempre lo stesso. A chi sta a cuore la Fiorentina la scelta se accettarlo oppure no.