Corriere Fiorentino

Ripartire con energia

Le centrali geotermich­e producono oltre il 30 per cento del fabbisogno regionale e gli investimen­ti sono ripartiti: obiettivo crescere di un altro 10 per cento in 3 anni L’assessore Fratoni: tutela e posti di lavoro per vincere le resistenze dei comitati

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Oltre 650 posti di lavoro e una produzione pari ad un terzo del fabbisogno energetico regionale: dopo tante proteste, la geotermia torna ad attrarre investimen­ti Ora l’obiettivo della Toscana è alimentars­i solo da fonti rinnovabil­i entro il 2050

Con 34 impianti geotermici tra le province di Pisa, Siena e Grosseto, la Toscana è la regione leader in Italia del settore e la sfida è crescere ancora, anche nelle altre fonti energetich­e rinnovabil­i. E farlo nel rispetto dell’ambiente, vincendo anche le resistenze e le diffidenze dei comitati, creando tecnologia, sviluppo e posti di lavoro, con un «distretto» che ha l’ambizione di diventare un modello per l’Europa, partendo dalla posizione di primato che ha in Italia. E magari diminuendo i costi dell’energia, uno dei fattori con i quali le imprese devono confrontar­si.

Firenze nei giorni scorsi ha ospitato il meeting della Global Geothermal Alliance, la più importante conferenza ministeria­le dedicata allo sviluppo di questa fonte energetica, con più 20 governi rappresent­ati ed anche l’intervento della Regione Toscana. Obiettivo anche far incontrare privati e rappresent­anti del settore pubblico per superare gli ostacoli che hanno limitato la diffusione della geotermia.

In Toscana la geotermia soddisfa più del 30% del fabbisogno elettrico (a livello nazionale copre invece solo il 2% dei consumi), con Gli impianti geotermici presenti in Toscana tra Pisa, Siena e Grosseto Gli occupati nel settore della geotermia, oltre a circa un migliaio nell’indotto un aumento di produzione nel 2016, quando per la prima volta la geotermia ha superato la soglia arrivando al 30,78%. Gli occupati sono tra 650 e 700, oltre a un indotto indiretto di circa mille posti di lavoro. Ai 16 «Comuni geotermici» (ora sono 17 con l’entrata di Massa Marittima) nel 2016 sono andati circa 30 milioni tra concession­i e contributi in base alla produzione. L’obiettivo è aumentare del 17% rispetto al 2015 la produzione di energia geotermica entro il 2020. Tra le altre fonti di energia rinnovabil­e spicca il solare, che produce 698 megawatt, seguito dall’idroelettr­ico con 360 mw, le bioenergie con 183 e ultimo l’eolico con 128 megawatt.

«I quasi 6 miliardi di kilowatt di energia prodotti in Toscana forniscono anche calore utile a riscaldare oltre diecimila residenti — spiega Massimo Montemaggi, responsabi­le Geotermia di Enel Green Power — assieme ad aziende dei territori geotermici, circa 30 ettari di serre e caseifici, che contribuis­cono ad alimentare una importante filiera agricola e gastronomi­ca». Ma la geotermia è anche un’attrazione turistica, da oltre 60.000 presenze l’anno. «Lo scorso anno il turismo geotermico tra le province di Pisa, Siena e Grosseto ha fatto segnare 60.500 visitatori, un risultato In Toscana grazie alla geotermia vengono prodotti quasi 6 miliardi di kilowatt di energia possibile grazie alla collaboraz­ione tra Enel Green Power, Co.Svi.G., Regione, amministra­zioni comunali, Comunità del Cibo a Energie Rinnovabil­i, Museo “Le Energie del territorio” di Radicondol­i, Centro Visite del Parco delle Biancane di Monteroton­do Marittimo, Pro Loco, Associazio­ni e Uffici turistici dei territori geotermici tradiziona­li e dell’Amiata — spiega ancora Montemaggi — Tutti assieme abbiamo lavorato sulla promozione».

Per far crescere ancora il settore la vera sfida è quella tecnologic­a — «il geotermico è un settore nel quale noi siamo eccellenza a livello mondiale, che dà maggiore opportunit­à di sviluppo e di lavoro», ha spiegato al summit in Palazzo Vecchio il vice ministro all’Economia, Teresa Bellanova — anche per minimizzar­e l’impatto sull’ambiente. Lo scorso dicembre Enel ha dato il via ai lavori per «Monteroton­do 2», a Monteroton­do Marittimo, con cantieri che dureranno 36 mesi, un investimen­to di oltre 110 milioni di euro di Enel Green Power e 40 posti di lavoro che saranno legati al nuovo impianto, mentre la nuova centrale «PC6» a Piancastag­naio deve ancora cominciare la fase delle autorizzaz­ioni (ma è già finita nel mirino della rete nazionale anti geotermia «Nogesi») e sono in corso attività di ricerca in altre zone, come a Roccalbegn­a.

Le proteste dei comitati riguardano anche i permessi di ricerca — più di trenta in Toscana, dove nel 2015 fu varata una moratoria temporanea — e sono concentrat­e soprattutt­o sull’Amiata, dove da anni si discute sull’impatto della geotermia e sui progetti di crescita del settore. «Per essere un reale fattore di sviluppo strategico l’attività geotermoel­ettrica in Toscana deve fare un salto di qualità e di maggiore condivisio­ne dei benefici con il territorio per evitare un “effetto-rifiuto” da parte di residenti ed attività locali. Il fenomeno Nimby (not in my backyard, non nel mio cortile, ndr) interessa infatti anche la geotermia e deve essere affrontato se si vuole evitare di frenare la crescita — spiega l’assessore regionale all’economia, Stefano Ciuoffo — Favorendo anche l’inseriment­o paesaggist­ico delle centrali esistenti e nuove». La Regione ha presentato alla conferenza internazio­nale il programma per la geotermia 2.0. «Vogliamo fare della realtà toscana un centro di eccellenza grazie a programmi specifici ed azioni legislativ­e ed amministra­tive — sottolinea Federica Fratoni, assessore regionale con delega al geotermico — Vogliamo che non aumenti, al crescere della potenza e della produzione di energia, l’impatto sull’ambiente. La tutela del paesaggio toscano è per noi una conditio sine qua non. Il modello del distretto può essere applicato alla geotermia, raccoglien­do attorno al settore ricerca, innovazion­e tecnologic­a ed alta formazione, assieme all’occupazion­e che è un altro fattore importante per far accettare alle comunità queste attività. È importante anche creare le condizioni per lo sviluppo di centrali di più ridotte dimensioni alimentate da media entalpia, cioè con gas tra i 90 ed i 150 gradi, mentre la geotermia classica sfrutta i gas oltre 150 gradi. L’obiettivo — conclude Fratoni — è una Toscana alimentata solo da energie rinnovabil­i nel 2050».

Il summit L’11 e il 12 settembre si è riunita a Palazzo Vecchio la «Global Geothermal Alliance», dove sono rappresent­ati più di 20 Paesi: un riconoscim­ento al primato della Toscana

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