LA CORSA AD OSTACOLI DEI GIOVANI
Ormai la ripresa economica è consolidata, tutti i dati e gli indicatori convergono nell’assegnare all’Italia una traiettoria di crescita superiore alla previsioni ufficiali. In particolare, sono segnali confortanti la crescita del settore manifatturiero, ma anche i servizi mostrano una dinamica positiva, e la creazione nell’ultimo triennio di 819 mila posti di lavoro. Ciò non deve però distogliere l’attenzione dai punti di debolezza che ancora bloccano l’economia italiana e impongono notevoli costi sociali, e tutti concordano nell’individuare nella disoccupazione giovanile il più gravoso. In Toscana tra il 2007 e il 2016 il tasso di disoccupazione giovanile è cresciuto di 14 punti percentuali, mentre nello stesso periodo il tasso disoccupazione totale è salito di 5 punti e quello degli adulti di 4. Sebbene, dal 2014 al 2016, la disoccupazione giovanile si sia comunque ridotta più rapidamente, il problema delle scarse opportunità di lavoro giovanile in Toscana è ancora dirompente: i ragazzi tra i 15 e i 29 anni «Neet» (not in education, employment or
training, cioè non impegnati nello studio, senza lavoro e non inseriti in un programma di formazione professionale) ammontano a circa 96 mila, il 19,2 per cento della popolazione nella stessa fascia di età. Quasi il 10 per cento sono disoccupati, circa il 4 per cento «scoraggiati» e il 5 per cento «inattivi puri». Il 52 per cento dei «Neet» toscani è diplomato e l’incidenza è una funzione crescente del livello del titolo di studio.
Continuano ad essere maggioritarie le ragazze (58%). Non è tutta colpa della «grande recessione». Il rapporto tra la disoccupazione giovanile e quella adulta era più elevato, rispetto agli altri Paesi, anche nei periodi precedenti la crisi. Tre sono le criticità che alimentano questo fenomeno. L’assenza di una vera alternanza scuola-lavoro e di un adeguato sistema di apprendistato; un debole canale di comunicazione tra scuola e università, da un lato, e il sistema delle imprese, dall’altro; l’inefficienza dei centri per l’impiego. Un’indagine Irpet ha stimato la componente strutturale della disoccupazione giovanile, calcolando il disallineamento tra disoccupazione giovanile in Toscana e un livello fisiologico, fatto corrispondere allo svantaggio generazionale nel mercato del lavoro in Europa nel 2016. Ne deriva che circa il 34% della disoccupazione giovanile è imputabile, in Toscana, a cause strutturali. Ora che la componente ciclica inizia a flettere, e gli attesi interventi del governo sulla decontribuzione dei giovani assunti favoriranno questa flessione, un impegno ancora maggiore deve essere rivolto a contenere la componente strutturale. In altre parole, devono divenire, anche a livello regionale, prioritarie le politiche per facilitare i meccanismi del passaggio dalla formazione al lavoro, come l’apprendistato, i tirocini e l’alternanza scuola-lavoro. Sono tutti problemi già individuati e nei confronti dei quali sono state anche attuate riforme, ma incrostazioni burocratiche, culturali e ideologiche, egoismi dei più svariati gruppi di interesse, nella pubblica amministrazione, nel mondo della scuola e delle imprese, ne hanno limitato l’efficacia operativa. L’urgenza e la gravità del fenomeno ne impone il drastico superamento.