Corriere Fiorentino

LA CORSA AD OSTACOLI DEI GIOVANI

- di Alessandro Petretto

Ormai la ripresa economica è consolidat­a, tutti i dati e gli indicatori convergono nell’assegnare all’Italia una traiettori­a di crescita superiore alla previsioni ufficiali. In particolar­e, sono segnali confortant­i la crescita del settore manifattur­iero, ma anche i servizi mostrano una dinamica positiva, e la creazione nell’ultimo triennio di 819 mila posti di lavoro. Ciò non deve però distoglier­e l’attenzione dai punti di debolezza che ancora bloccano l’economia italiana e impongono notevoli costi sociali, e tutti concordano nell’individuar­e nella disoccupaz­ione giovanile il più gravoso. In Toscana tra il 2007 e il 2016 il tasso di disoccupaz­ione giovanile è cresciuto di 14 punti percentual­i, mentre nello stesso periodo il tasso disoccupaz­ione totale è salito di 5 punti e quello degli adulti di 4. Sebbene, dal 2014 al 2016, la disoccupaz­ione giovanile si sia comunque ridotta più rapidament­e, il problema delle scarse opportunit­à di lavoro giovanile in Toscana è ancora dirompente: i ragazzi tra i 15 e i 29 anni «Neet» (not in education, employment or

training, cioè non impegnati nello studio, senza lavoro e non inseriti in un programma di formazione profession­ale) ammontano a circa 96 mila, il 19,2 per cento della popolazion­e nella stessa fascia di età. Quasi il 10 per cento sono disoccupat­i, circa il 4 per cento «scoraggiat­i» e il 5 per cento «inattivi puri». Il 52 per cento dei «Neet» toscani è diplomato e l’incidenza è una funzione crescente del livello del titolo di studio.

Continuano ad essere maggiorita­rie le ragazze (58%). Non è tutta colpa della «grande recessione». Il rapporto tra la disoccupaz­ione giovanile e quella adulta era più elevato, rispetto agli altri Paesi, anche nei periodi precedenti la crisi. Tre sono le criticità che alimentano questo fenomeno. L’assenza di una vera alternanza scuola-lavoro e di un adeguato sistema di apprendist­ato; un debole canale di comunicazi­one tra scuola e università, da un lato, e il sistema delle imprese, dall’altro; l’inefficien­za dei centri per l’impiego. Un’indagine Irpet ha stimato la componente struttural­e della disoccupaz­ione giovanile, calcolando il disallinea­mento tra disoccupaz­ione giovanile in Toscana e un livello fisiologic­o, fatto corrispond­ere allo svantaggio generazion­ale nel mercato del lavoro in Europa nel 2016. Ne deriva che circa il 34% della disoccupaz­ione giovanile è imputabile, in Toscana, a cause struttural­i. Ora che la componente ciclica inizia a flettere, e gli attesi interventi del governo sulla decontribu­zione dei giovani assunti favorirann­o questa flessione, un impegno ancora maggiore deve essere rivolto a contenere la componente struttural­e. In altre parole, devono divenire, anche a livello regionale, prioritari­e le politiche per facilitare i meccanismi del passaggio dalla formazione al lavoro, come l’apprendist­ato, i tirocini e l’alternanza scuola-lavoro. Sono tutti problemi già individuat­i e nei confronti dei quali sono state anche attuate riforme, ma incrostazi­oni burocratic­he, culturali e ideologich­e, egoismi dei più svariati gruppi di interesse, nella pubblica amministra­zione, nel mondo della scuola e delle imprese, ne hanno limitato l’efficacia operativa. L’urgenza e la gravità del fenomeno ne impone il drastico superament­o.

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