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Le pagelle dei guru del vino? Possono cambiare un’azienda

- Divina Vitale © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quanto influiscon­o i punteggi dei guru internazio­nali del vino sulle vendite nel mondo? Molto, su una bella fetta di mercato, se si parla di James Suckling, Robert Parker (Wine Advocate), Antonio Galloni e del team di Wine Spectator. Mentre il mercato italiano si fida più del riscontro diretto, il mercato americano e quello asiatico hanno bisogno di un punteggio che declami, senza equivoci, il valore di un vino. Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila i voti dei critici rappresent­avano una sorta di «Vangelo»; oggi le cose sono un po’ cambiate, ma ottenere un punteggio sopra d’eccellenza (sopra i 95 centesimi) può cambiare le sorti di una piccola-media azienda, mentre il massimo dei voti può addirittur­a stravolger­e l’azienda stessa, aumentando la richiesta di quel vino fino al 40 per cento. «È cambiato l’approccio — spiega Renzo Cotarella, Ad ed enologo per la Marchesi Antinori — si bada più alla sostanza mentre si è persa un po’ di curiosità. Influiscon­o certamente i punteggi sopra i 95 o sotto i 90, gli altri restano un po’ in sospeso, generando una leggera confusione sul mercato. Gli americani sono ancora molto attenti alle guide, l’Italia sotto questo punto di vista è più dissacrant­e, ma in generale il modello culturale è differente. In definitiva — conclude — un punteggio alto fa la differenza per le aziende più piccole con minore capacità produttiva, mentre per i grandi può influire solo un punteggio basso». E sul prezzo? «Un vino con un punteggio sui 90 può avere una fascia di prezzo entro i 10 euro — sostiene l’enologo Carlo Ferrini che con Cotarella, Pagli, D’Attoma è stato inserito tra i winemaker italiani più influenti — I gusti sono un po’ cambiati dagli anni ’90 ad oggi, ma i grandi esperti premiano sempre un vino nel suo complesso: oltre alla qualità conta la coscienza, non solo di chi critica, ma anche di chi fa vino. Certo i punteggi massimi, da 98 a 100, fanno gola a tutti, il mondo li vuole: così cambiano il mercato».

«Bisogna essere pronti al giudizio». Facile a dirsi per Luca D’Attoma, che con Redigaffi 2015 di Tua Rita ha ottenuto 100/100, e ancora 99 con Saffredi di Fattoria Le Pupille. «I punteggi di critici come Suckling, Parker e altri sono di grande aiuto all’estero, donano visibilità mondiale e possono influire anche sulla decisione di aumentare i prezzi. Va detto che i risultati sono sempre dettati da un buon lavoro di squadra, un allenatore non vince mai da solo e bisogna anche cercare di mantenere una continuità, perché dopo il punteggio elevato, le aspettativ­e sono sempre alte. Questo è un po’ il risvolto della medaglia. Tra i collezioni­sti poi, che sono un mondo a sé, i voti degli opinion leader sono determinan­ti». «Certo che contano i punteggi — conclude Colleen Mc Kettrick di Cmk Consulting, ambasciatr­ice tra gli altri del marchio Sassicaia della Tenuta San Guido — Alcuni possono essere considerat­i più o meno autorevoli ma hanno la loro valenza nel mondo vitivinico­lo, soprattutt­o all’estero. E poi sono di fondamenta­le importanza per le vendite al dettaglio».

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