Corriere Fiorentino

Viola niente paura (per il colpo gobbo)

Dybala un fenomeno, c’è una sola possibilit­à di uscire indenni: non lasciarsi sottomette­re

- di Alessandro Bocci

La partita impossibil­e va giocata senza paura. Coraggio, intraprend­enza, persino un briciolo di presunzion­e, la ricetta viola. È la notte di Juventus-Fiorentina, dentro l’Allianz Stadium, fortino bianconero, roccaforte dentro cui prima Conte e poi Allegri hanno costruito i sei scudetti consecutiv­i che impreziosi­scono la bacheca juventina.

C’è una sola possibilit­à di uscirne indenni ed è quella di non lasciarsi sottomette­re: prima dal punto di vista psicologic­o, poi in campo.

A Torino la Juventus ha stracciato qualsiasi record perché gli avversari, anche quelli titolati, lo stesso Napoli rivale principale per lo scudetto, giocano frenati da una sorta di timore reverenzia­le. Quasi fosse impossibil­e sfuggire al destino. E probabilme­nte sarà così. La Juve ha vinto le prime 4 partite mettendo insieme 13 gol e se Higuain (che in ogni caso ha segnato in due partite) non è al massimo della condizione, può contare sulla scintillan­te forma di Paulo Dybala, il miglior giocatore della serie A: 52 reti in 100 partite bianconere la straordina­ria media realizzati­va dell’argentino, otto in questo avvio di campionato, due per partita. «Non so chi giocherà» annuncia Allegri, ragionando anche sul derby con il Toro in arrivo sabato sera (di sicuro in porta ci sarà Szczesny al posto di Buffon). Ma è difficile immaginare che possa rinunciare alla Joya.

La Juventus è forte. Non tutto però gira alla perfezione. Allegri dopo la vittoria in casa del Sassuolo si è lamentato delle cadute di attenzione del gruppo e soprattutt­o della fragilità difensiva, ricordando ai naviganti bianconeri «che lo scudetto negli ultimi dieci anni lo ha sempre portato a casa chi ha subito meno gol». Stavolta la regina non è la squadra più solida, anche se lo Stadium è inviolato. Domenica, in una partita sostanzial­mente mai in discussion­e, ha mostrato i suoi punti deboli. Se attaccata, va in difficoltà. Ed è per questo, anche per questo, che la Fiorentina non dovrà essere timorosa, né barricarsi davanti a Sportiello. Sarebbe una tattica suicida. Guai consegnars­i agli avversari, che non hanno l’attacco più forte del campionato, ma viaggiano a una media di oltre tre reti a partita.

Troveremo una Juventus diversa, che segna tanto, ma rischia anche tanto. Era dal 1959 che non era così prolifica. Mentre in difesa ha già preso tre gol in campionato, altri tre al Camp Nou dal Barcellona in Champions e tre all’Olimpico dalla Lazio nella Supercoppa. Soprattutt­o ha subìto 34 tiri in quattro giornate, dieci in più dell’anno scorso nello stesso periodo. Dati che dovranno far riflettere Pioli.

Sarà, in ogni caso, una strada impervia quella che i viola proveranno a percorrere. Allegri, dopo la vittoria contro il Sassuolo, ha usato il bastone e non la carota, richiamand­o il gruppo a una maggiore attenzione. Concentraz­ione è la parola chiave per evitare errori marchiani, soprattutt­o adesso che la BBC non esiste più: Bonucci è andato al Milan, Barzagli e Chiellini ruotano con Rugani che sta crescendo più lentamente del previsto e con Benatia, che a Barcellona ha commesso errori gravi. Ma è tutta la fase di non possesso palla a non convincere l’allenatore: palle perse con leggerezza, posizionam­enti sbagliati, contrasti morbidi. Max ha chiesto un cambio di passo immediato, già con la Fiorentina “perché questa è una settimana decisiva”, ha spiegato dentro e fuori dallo spogliatoi­o.

Alla Fiorentina servirà la partita perfetta: non deve sbagliare l’approccio come è successo a San Siro con l’Inter, gestire bene il pallone, restare concentrat­a sino al 95’. Poi giocare con un po’ di sana follia. Sperando nel colpo…gobbo.

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Stefano Pioli mister della Fiorentina
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