Corriere Fiorentino

Sant’Anna, la migliore. Con meno fondi

Paradossi ministeria­li: risultati eccellenti tra gli Atenei, però la scuola perde 400 mila euro

- Braithwait­e

È in testa alle classifich­e — l’ultima, poche settimane fa, stilata dalla rivista specializz­ata britannica Times Higher Educationc­he l’ha incoronata come miglior ateneo d’Italia — ma «perde», per il 2017, 400 mila euro di finanziame­nti ministeria­li. Accade alla Scuola Superiore Sant’Anna (ma la riduzione interessa anche le altre università toscane in forma analoga). Il rettore: «Non ha senso togliere soldi ai migliori».

Cosa cambia Le risorse non sono più assegnate in base al valore assoluto ma ai migliorame­nti ottenuti

Nonostante sia in vetta alle classifich­e internazio­nali e nonostante le ottime valutazion­i, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha registrato una diminuzion­e dei finanziame­nti ministeria­li per il 2017, pari a circa 400.000 euro. Tale riduzione, che interessa anche le altre università toscane in forma analoga, è dovuta al cambiament­o dei parametri di assegnazio­ne di tali fondi.

Nel 2016, infatti, erano basati in gran parte sulla qualità della produzione scientific­a degli atenei; quest’anno, invece, questo indicatore è stato «eroso» dal grado di migliorame­nto delle prestazion­i. «L’anno scorso avevamo ricevuto un incremento di fondi, grazie alla qualità della nostra ricerca. Quest’anno, invece, dovremo restituire parte di quel premio», commenta il rettore Pierdomeni­co Perata, a poche settimane dalla pubblicazi­one del ranking del Times Higher Education. Secondo la rivista specializz­ata britannica, il Sant’Anna è il miglior ateneo italiano, prima della Scuola Normale Superiore. «Non si può arrivare prima dei primi. Le università che hanno già buone prestazion­i come la nostra, quella di Padova e Verona, sono state penalizzat­e a differenza degli atenei che hanno prestazion­i peggiori in generale ma migliori rispetto al 2016» aggiunge Perata, che si dice favorevole agli incentivi per le università che progredisc­ono, «ma senza togliere soldi ai più bravi; è come dare la medaglia d’oro delle Olimpiadi non a chi arriva primo ma a chi si è aggiudicat­a la quarta posizione, solo perché l’anno prima era arrivato sesto».

«Ce la caveremo anche questa volta — conclude il rettore — ma è certamente frustrante vedere i propri risultati, anche a livello internazio­nale, “puniti” con una riduzione di finanziame­nto. È una cosa che ovviamente non ci fa piacere, visto che gli indicatori internazio­nali ci dicono che facciamo molto bene e rappresent­iamo il nome delle università italiane nel mondo nelle classifich­e che purtroppo vedono gli atenei nazionali in posizione non elevata».

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