L’irruzione di Fischer, per la Biennale
Oggi in piazza Signoria via il velo alla scultura dell’artista svizzero. Tra favorevoli e contrari
Se potessimo guardarli dall’alto, vedremmo una spirale: ottanta stanze di esposizione spalla contro spalla, come tessere del domino affiancate e disposte su due piani; ma che, grazie all’immaginazione dell’architetto Matteo Corvino, finiscono per disegnare impercettibili curve, sotto le arcate su cui poggia il nuovo giardino pensile, a comporre un guscio di chiocciola ripiegato su se stesso dove arte moderna e contemporanea, gioielli e mobili, convivono in armonia. Oltre tremila opere. Aspettando Urs Fischer, che svela oggi il suo Big Clay #4 in piazza della Signoria e i due ritratti-candela sull’arengario. Fiore all’occhiello dell’esposizione.
Siamo nel cuore di Palazzo Corsini dove da domani al primo ottobre la Biennale Internazionale dell’Antiquariato celebra i suoi 30 anni: al centro del disegno a spirale del primo piano, appena si entra, ci sono due punti di immediata messa a fuoco, nell’unica stanza priva di numero, quella della Fondazione Cassa di Risparmio: Giotto e Annigoni è come si guardassero negli occhi, simboli di una Firenze in cui la bellezza coesiste nello stesso tempo, noncuranti dei sette secoli che li separano. «La loro unione è un’immagine straordinaria — dice Fabrizio Moretti, segretario generale della Biennale, soffermandosi sulle due tempere di Giotto, un San Francesco e un San Giovanni Battista, e sull’autoritratto di Pietro Annigoni — dimostrazione che tutte le cose belle possono vivere una accanto all’altra, non importa quanto tempo le separi». La mostra arriva fino agli anni ‘80: «È la più “giovane” che abbiamo fatto», dice Moretti.
Siamo «nell’unica stanza delle cose non in vendita» scherza Moretti. In mezzo ai più grandi mercanti d’arte del mondo, l’anima del commercio è più che mai viva e presente, anche di fronte a un artista le cui opere sono inestimabili per definizione, come Giotto. Tanto che è il sindaco Nardella a chiedere per primo quanto costerebbe. Palazzo Corsini ha un aspetto inatteso, rivoluzionato rispetto alle precedenti edizioni. Ma per apprezzare le differenze più interessanti occorre lo sguardo attento e paziente sui dettagli: «Classico, assolutamente non impattante — descrive Moretti l’allestimento — e allo stesso tempo contemporaneo e leggero. In un palazzo è necessario aprire gli spazi». Oltre alla Madonna di Mino da Fiesole che scopriamo dalle parti di Longari Arte, spazio 45, e alla ravvicinata Riunione di soldati di Magnasco di Michel Descours, numero 48, a rubare gli occhi al 66 di Alessandro Di Castro è il dipinto seicentesco di Johann Paul Schor Il carro allegorico del principe Giovanni, altrimenti detto Il corteo del carro carnevalesco, vincitore del premio come quadro più bello della mostra.
Tre porte più avanti tocca all’oscurità fascinosa del Burri del ’53 esposto dai fiorentini di Tornabuoni Arte, stand 69, insieme al Concetto spaziale di Lucio Fontana del 1956 e a opere di Mirò e Picasso. Ma basta percorrere altri cinque metri per fermarsi abbagliati dal gigantesco presepe napoletano di fine Settecento, con i pastori mezzi in terracotta e mezzi in legno su manichini di stoppa, proposto da Porcini al numero 71. Si prosegue ancora e si entra nel paradiso della gioielleria: Dario Ghio, galleria 78, dove occorre un attimo di pazienza per trovare, in mezzo a tanta ricchezza di proposte, il gioiello dei gioielli, quello di Madame Pompadour: un cameo del suo amante, re Luigi XV. Chi ama il disegno non può non soffermarsi da Romano né da W&K che ne mette in mostra alcuni di Gustav Klimt, tra cui una Figura femminile reclinata e appoggiata sui gomiti, e un disegno a matita su carta azzurra del Tintoretto. E poi gli stand delle gallerie Bacarelli e Botticelli Antichità con la scultura ritrovata Il Villano di Livorno di Romolo Ferrucci del Tadda, e Paolo Antonacci con la Primavera Fiorentina di Plinio Nomellini.
Moretti: tutte le cose belle possono vivere una accanto all’altra, non importa quanto tempo le separi Questa è una mostra giovane»