Quattro diavoli nella città delle cento chiese
Le due facce della città: «Evento epocale». «No, ci rimettiamo e basta»
«Vi prego, concedete di presentarmi. Io sono un uomo ricco e raffinato. Sono stato in giro per tanti e tanti anni, ho rubato anima e fede di molti uomini...». I bene informati sono sicuri che i Rolling Stones, domani sera, infiammeranno i 55 mila del campo ex-Balilla anche con Sympathy for the Devil. «I nonni del rock» con i loro 74 anni di età media, non rinunceranno allo scatenato samba-rock datato 1968 ma capace di legare la generazione dei baby-boomers a quella dei millennials.
Nella città delle cento chiese, per l’unica tappa italiana del «No filter tour», mescoleranno il loro repertorio irriverente e seduttivo con un gigantismo senza compromessi: brani tratti dall’ultimo disco Blue & Lonesome con quelli scritti cinquant’anni fa, biglietti esauriti in poche ore e bagarini scatenati, palco venusiano e mura trasfigurate, negozi aperti fino a tardi e tre punti di soccorso supplementari per le emergenze, albergatori e ristoratori che si fregano le mani e residenti scettici, ben che vada compassati.
A Lucca sono abituati ai grandi eventi e alle invasioni: nei giorni clou dei Comics arrivano 100 mila persone ed è indispensabile il numero chiuso con i controlli alle porte della città. Benché stavolta l’afflusso sia inferiore e l’evento circoscritto, il volume dei mugugni e delle polemiche è dieci volte il solito. A fare da detonatore sono stati lo smontaggio di tre lampioni d’inizio Novecento sul percorso delle mura e l’abbattimento di 24 alberi lungo viale Carducci, indispensabile per garantire le vie di fuga, benché dal Comune ribadiscano che si trattava di piante malate e pericolose. «Far venire gli Stones a Lucca è come infilare un jumbo jet nel garage di casa», attacca Andrea Colombini, presidente del festival «Puccini e la sua Lucca» che quasi ogni sera organizza concerti nella chiesa di San Giovanni. «L’evento costa al Comune 122mila euro, in cambio ne riceve 5mila. A conti fatti, in cosa consiste il guadagno per la città? Almeno intascasse il 10% dei proventi da destinare a opere pubbliche…». La risposta, indiretta, arriva da Pietro Bonino, presidente del sindacato degli albergatori Confcommercio: «Noi siamo felicissimi. Il nome di Lucca è sulla bocca di tutti, è una promozione internazionale. Appena è stata ufficializzata la data, le camere sono andate esaurite». Nei 33 alberghi cittadini non si trova un posto a pagarlo oro, dell’assalto beneficiano anche Montecatini e la Versilia. Non solo: per un appartamento con quattro posti letto si arriva a chiedere 1200-1500 euro a notte, a seconda della vicinanza con il campo ex-Balilla. Cifre più modeste per i garage, organizzati in fretta e furia con letti e brandine.
In realtà il mega-concerto è il pretesto per dare fiato a un dibattito finora sotto voce. Tutti sono d’accordo a cambiare e il concertone accelera il processo. I punti di vista divergono sul come trasformare l’identità di una città che fino a pochi anni fa sembrava solo propensa a rinverdire le tradizioni: il commercio di qualità, i servizi di buon livello, le fabbriche della Piana. La crisi economica ha scombussolato ogni cosa e Lucca ha riscoperto le sue virtù, quelle di una città bellissima che vuol vivere anche delle sue bellezze. Ma l’invasione dei turisti non piace a tutti. Certe zone hanno solo mutato fisionomia, come piazza Anfiteatro che si presenta riempita di tavolini e sedie. Altre hanno perso parte dell’identità di un tempo per assumerne una nuova e divisiva, come via Fillungo, dove tanti negozi storici sono stati chiusi e sostituiti da altri privi di tipicità, conformati a canoni internazionali fatti di franchising, luci al neon e arredi progettati al computer. La discussione attorno al Summer Festival, che domani chiude la ventesima edizione, ha rinfocolato una vecchia polemica: al di là dei benefici per il turismo e il commercio, cosa lascia di tangibile alla città?
«Che senso ha porre questa domanda? — replica il sindaco Alessandro Tambellini mantenendosi sulla difensiva — Rispondo con un quesito: quanto ci sarebbe costata una pubblicità del genere? Il concerto dei Rolling Stones è un avvenimento epocale e io non posso sapere quanto ci guadagna la società organizzatrice, la D’Alessandro e Galli. Ne parleremo in consiglio comunale, quando esamineremo la proposta di rinnovo della convenzione. Io so che per 20 anni il Summer Festival ha giovato alla città e alla sua immagine».
Qualunque sia la piega che il confronto prenderà, domani Lucca farà i conti con l’arrivo di Mick Jagger e della sua band, inossidabili fenomeni del rock. Porta San Pietro, proprio dietro al palco, chiuderà anche ai pedoni; da mercoledì l’ospedale ha sospeso i ricoveri programmati per guadagnare posti letto; le scuole rimarranno chiuse perché la viabilità sarà sconvolta e alcuni viali interdetti al transito; si prevedono controlli ferrei e un imponente schieramento di forze dell’ordine. E i lucchesi, scettici e tradizionalisti, abituati a coltivare il senso pratico e la virtù della prudenza, guardano con il loro tradizionale garbo — che poi vuol dire gentilezza di facciata — l’invasione di transenne e cavi elettrici, gli operai che montano a regola d’arte un palco che a fine concerto dovranno disfare. Pare che dei 55 mila che affolleranno l’area e le tribune addossate alle mura, solo 4 mila vivano in zona. Gli altri verranno da fuori, molti dall’estero. I prezzi dei biglietti, ormai in mano ai bagarini, sono stratosferici: fino a 760 euro nel prato a ridosso del palco e sugli spalti inferiori, 1.039 euro nell’area vip. In ventimila resteranno fuori, sperando che i watt inondino Lucca: anche loro, un giorno, vorranno raccontare ai nipoti di aver ascoltato dal vivo la musica che faceva impazzire i loro nonni. Il rock, la musica del diavolo nella città delle cento chiese.
Portare gli Stones sotto le Mura è come infilare un jumbo in garage
Promozione mondiale: il Summer Festival giova alla immagine della città