Corriere Fiorentino

«Noi traino di sviluppo nell’Italia povera di capitalist­i»

Il discorso di Tombari e gli interventi delle istituzion­i: «Mai così uniti, nell’interesse di Firenze»

- M.B.

«Che farà tra 25 anni la Fondazione? Sarà, come già oggi, una Fondazione con un patrimonio diversific­ato, investito globalment­e per dare risorse localmente per lo sviluppo del territorio e con una forte progettual­ità. Prima eravamo motore di sviluppo indirettam­ente, attraverso la Banca, adesso lo siamo autonomame­nte; anzi le nostre forze e risorse è bene che siano unite a quelle di altri, cooperando con soggetti istituzion­ali e con i privati».

Umberto Tombari, presidente dell’ente di via Bufalini, crede nello slogan scelto per festeggiar­e assieme alla città i suoi primi 25 anni «La nostra storia parla di futuro» e lo sguardo al passato e quello alle nuove sfide della Fondazione sono stati il filo conduttore dell’evento di ieri nel Salone de’ Cinquecent­o, aperto con la foto di gruppo dei 500 invitati cui è stato consegnato il volume edito da Giunti e curato dal professor Cosimo Ceccuti su storia e protagonis­ti dell’ente. Presentati da Serena Dandini, sull’arengario del Salone sono saliti in tanti. La cerimonia è iniziata con il saluto degli ex presidenti — Lapo Mazzei, con un video messaggio, e Donatella Carmi che ha ricordato il babbo Alberto Carmi alla guida dell’ente per 13 prima, seguito da Edoardo Speranza — e di Massimo Livi Bacci. Gabriele Gori, direttore generale dell’ente, ha sottolinea­to come il patrimonio sia passato dai 600 milioni del 1993 a 1,6 miliardi di oggi. Il dibattito tra Fondazione, Camera di Commercio, Confindust­ria Firenze, Ateneo e Palazzo Vecchio ha evidenziat­o il clima e la volontà di collaboraz­ione: «Come Comune — ha detto il sindaco Dario Nardella — siamo testimoni di tanti progetti realizzati grazie al supporto della fondazione, ad esempio il lavoro fatto in piazza Santissima Annunziata o su piazzale Michelange­lo. La Fondazione opera a tutto campo e lavora a stretto contatto con il Comune per realizzare progetti strategici, di impatto concreto». «Occorre dar vita ad “un patto per i giovani” che eviti la rottamazio­ne di una generazion­e — ha proposto Luigi Salvadori, presidente degli industrial­i fiorentini — L’economia fiorentina è ripartita, ma i costi economici e sociali della crisi non sono stati sanati. E il costo più pesante si scarica sui giovani: oggi un fiorentino under 25 su tre non ha un’occupazion­e». Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio, ha sottolinea­to al necessità che «il terzo settore sia integrato nell’economia», aggiungend­o «Firenze ormai non è più divisa, come soggetti istituzion­ali agiamo tutti assieme», e Giuseppe Morbidelli, presidente di Banca Cr Firenze ha spiegato: «La Fondazione è una nostra figlia, cui abbiamo dato una robusta dote: ora è “emancipata” ma condividia­mo assieme molte iniziative e progetti». Il rettore dell’Ateneo Luigi Dei ha spinto sulla necessità di più conoscenze e laureati e sul rapporto tra università e mondo del lavoro: «Un esempio? Il laboratori­o tecnologic­o innovativo “FIRST Lab” per progetti e prototipi di nuovi servizi per i cittadini che nascerà presso il polo delle Scienze sociali a Novoli grazie all’intesa tra Ateneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Nana Bianca ed alcune imprese».

Si è guardato soprattutt­o al futuro, senza negare i problemi del presente — «La Ferrovia Leopolda a metà Ottocento fu realizzata in meno di 5 anni, noi da 5 anni aspettiamo che ripartano i lavori dell’Alta velocità a Firenze», ha detto Livi Bacci — e Aldo Cazzullo ha parlato di Firenze come «capitale morale dell’Italia», prima di intervista­re Tombari. E Tombari ha lanciato un’ultima provocazio­ne: «Vedo un orizzonte nazionale povero di grandi capitalist­i, dove le imprese italiane spesso non riescono anche ad avere degli investitor­i di medio-lungo periodo che possano aiutare il management della società: credo che le fondazioni possono svolgere un ruolo importante proprio da questo punto di vista».

«La Fondazione è nostra figlia, le abbiamo dato una robusta dote: ora è emancipata»

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Il presidente dell’ente di via Bufalini, Umberto Tombari, durante l’intervista di Aldo Cazzullo

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