Paradosso Simeone: la squadra tira tanto, il bomber quasi mai
Ok, Simeone ha spirito da guerriero, corre e rincorre, suda e sa farsi apprezzare. Il giovane figlio d’arte ha voglia da vendere e un carattere perfetto per sognare di sfondare nel calcio che conta. D’altronde uno che si tatua il simbolo della Champions League sul polso, non può che ambire a giocare la coppa che papà Diego ha sfiorato più volte. Per arrivare a quei livelli però, il Cholito dovrà imparare a gestirsi meglio. Le sue sfiancanti corse sono utilissime per organizzare il pressing di squadra, molto meno per lasciare il segno nei pochi spazi che concedono gli avversari. Qualche esempio? La Fiorentina, anche dopo lo zero di Torino, è la terza squadra per tiri tentati (65, dietro solo a Juve e Napoli) di tutto il campionato, ma il numero 9 argentino nelle ultime due partite è riuscito a calciare verso la porta avversaria solo una volta (la rovesciata finita fuori contro il Bologna). Poco, pochissimo, soprattutto in un modulo che prevede solo una punta in campo. Finora la Fiorentina solo a Verona ha segnato a valanga, per il resto è rimasta a secco contro le grandi e fatto tre reti in due partite contro Samp e Bologna. Thereau è un’arma preziosa, se gioca largo a sinistra però è utile per contenere ma fatica a incidere in area avversaria. Quello viola dunque è il classico gioco della coperta, un difetto che da ora in poi dovrà essere corretto. Il calendario dice Atalanta, Chievo, poi Udinese, Benevento, Torino e Crotone. Le big arriveranno dopo: la difesa resta fondamentale, ma da ora in poi sarà l’attacco a dover fare la differenza.