«Bisogna condividere sia il bene che il male, pensando ai nostri eroi»
I carabinieri vivono il loro momento più difficile, scossi da inchieste e accuse. «Quando si smarrisce qualche valore si deve ricorrere alla memoria dei nostri eroi» dice il comandante della Toscana, Emanuele Saltalamacchia. «I meriti vanno divisi, come le responsabilità».
È oggettivamente uno dei momenti più difficili per l’Arma dei carabinieri. In queste settimane — infatti — i giornali hanno raccontato una serie di inchieste che riguardano diversi militari in alcune province della Regione: ad Aulla, dove la procura di Massa indaga su una serie di presunti abusi d’ufficio e su una serie di presunti di pestaggi; a Firenze, dove la Procura sta facendo le indagini su una presunta violenza sessuale ai danni di due americane; a Grosseto, dove ieri è stato arrestato un carabiniere per aver violato un divieto di avvicinamento nei confronti di una bambina che lo aveva accusato di violenza sessuale. Mai come in queste settimane, quindi, i carabinieri vivono momenti difficili.
Il generale di brigata Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, segue con attenzione tutte le vicende e formula un ragionamento sulle inchieste, «per le quali abbiamo sempre dato la massima disponibilità alla magistratura».
Dice, quindi, il generale Saltalamacchia che «in un momento come questo, in cui la società stessa ha difficoltà di lasciare dei grandi esempi ai nostri giovani, i giovani stessi devono trarre da alcuni episodi della nostra storia l’essenza della vita. Per imparare a scegliere ciò che è giusto rispetto a quello che è sbagliato». A chi si riferisce? «Penso ai carabinieri martiri di Fiesole, celebrati mercoledì scorso : durante la guerra di liberazione italiana, il 12 agosto 1944 questi tre militari si consegnarono volontariamente alle truppe tedesche per salvare dieci ostaggi e subito dopo furono fucilati dai nazisti. Un esempio che è bene ricordare. Ma non penso soltanto a loro».
A chi altri, dunque, pensa quando parla di esempi da seguire?
«Penso anche alla figura di Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della Seconda guerra mondiale».
Figure che sembrano lontane nel tempo ma che non lo sono, dunque.
«Ritengo che quando si verifica lo smarrimento di qualche valore si debba ricorrere alla memoria dei nostri eroi». Che cosa c’è da imparare? «Quando quei carabinieri si sono immolati per aiutare i più deboli, tutta l’Arma ha imparato qualcosa. Dobbiamo — di conseguenza — pensare che se il bene arriva, questo è un bene che va diviso tra tutti. Ma ovviamente anche accettare il fatto che quando qualcuno si comporta in maniera sbagliata la responsabilità debba essere divisa tra tutti quanti».
In questo momento ci sono inchieste penali tuttora in corso che profilano accuse molto pesanti nei confronti di appartenenti all’Arma dei carabinieri.
«Non entro nel merito delle indagini ma esprimo massima fiducia nella magistratura. Faccio dunque un ragionamento che va al di là di accertare gli errori ed è per questo che dico come questi grandi eroi devono essere una guida, in qualche modo devono infondere la forza di raggiungere il nostro proposito, per porre maggiore attenzione al fine di percorrere il cammino a testa alta. A testa alta, proprio come loro la mantennero in quei momenti difficili e in quegli anni difficili. Il loro ricordo deve infondere maggiore consapevolezza del nostro ruolo».
Lei crede che l’Arma dei carabinieri riuscirà a superare questo momento di difficoltà?
«L’Arma dei carabinieri è un’istituzione che ha 200 anni. La sua storia parla molto bene della sua natura».
Tra i fatti di cronaca che hanno recentemente riguardato l’Arma ritiene che possa esserci anche l’inchiesta Consip?
«Non ho mai commentato niente di relativo a questa vicenda nella considerazione che non ho ricevuto alcuna comunicazione da parte di qualsiasi autorità giudiziaria. Se dovessi far riferimento a quanto asseriscono i media da oltre dieci mesi sulla mia persona,
Il caso Consip Sono sereno perché non ho fatto nulla, ma amareggiato per l’ombra che questa vicenda può aver gettato sull’istituzione
devo dire che a livello soggettivo vivo il tutto con animo sereno, sapendo di non aver fatto niente di male».
E quindi?
«E quindi è ovvio che una vicenda come questa che colpisce un appartenente dell’Arma pone sotto un cono d’ombra tutta l’istituzione e di questo me ne dolgo: l’amarezza infatti non è per il singolo, ossia per me stesso, ma per tutti quei carabinieri che in silenzio — 24 ore su 24 — compiono il loro dovere su strade insicure. E solo per questo sono eroi sconosciuti».