«Indagini segrete, ma siamo al lavoro già da settimane»
Il procuratore Crini: si ricomincia da quella notte
PISA «Finora abbiamo lavorato in silenzio, ma le indagini sulla morte di Emanuele Scieri sono già ripartite: da qualche settimana c’è un fascicolo aperto per omicidio volontario contro ignoti». Ad annunciarlo è Alessandro Crini, procuratore capo di Pisa. E così si riaccende la speranza di ottenere verità e giustizia per i genitori del parà trovato senza vita il 16 agosto 1999, ai piedi della torre di prosciugamento dei paracaduti, nella caserma Gamerra. «Mesi fa — prosegue Crini — la commissione parlamentare d’inchiesta ci inviò gli atti d’indagine e senza esitazione chiedemmo e ottenemmo dal gip la riapertura delle indagini. Il lavoro fatto finora dal Parlamento è stato imponente, dettagliato e meritevole di interesse. Oggi (ieri, ndr) la presidente Sofia Amoddio (Pd) — prosegue — ci ha consegnato tutti gli atti delle indagini».
Il procuratore Crini, che in passato si è occupato delle inchieste sul mostro di Firenze e sulla strage di via dei Georgofili, non vuole parlare delle nuove attività investigative: «Al momento sono coperte da segreto». Non sarà solo a coordinare le indagini: con lui il sostituto Sisto Restuccia. «Ho consegnato personalmente al procuratore — spiega la presidente Amoddio — tutti gli atti raccolti dalla commissione, compresa la perizia cinematica sulla caduta firmata dai consulenti Federico Boffi e Grazia La Cava. Sono soddisfatta: si ritorna ad indagare per omicidio volontario, un’ipotesi accusatoria, pur se ancora contro ignoti, più grave rispetto all’omicidio colposo della precedente indagine della procura pisana che fu archiviata». Poi aggiunge: «Il nostro lavoro è servito a convincere non solo i pm, ma anche un gip che ha disposto nuove investigazioni».
La Commissione è riuscita a ricostruire, attraverso testi- monianze e accertamenti tecnici, gli ultimi giorni di Emanuele, l’avvocato siciliano di 27 anni, che era arrivato in Toscana per svolgere il servizio militare. Il pomeriggio del 13 agosto 1999, parte in pullman dalla caserma Lupi di Toscana per la Gamerra. Dopo cena, esce con gli altri militari in giro per la città. Alle 22,15, il rientro in caserma con gli altri. Ma prima di tornare in camerata, va a fumare una sigaretta nel vialetto interno con un collega. Al contrappello, alle 23,45, Scieri non si presenta. Trovano il suo cadavere, il 16 agosto. Le indagini sono difficili, arrancano fin da subito per il silenzio e le reticenze che circondano la morte di Emanuele. Tante, troppe stranezze che non trovano una spiegazione, secondo l’allora procuratore capo Enzo Iannelli.
È lui che avanza l’ipotesi che il ragazzo possa essere stato costretto a salire su quella torre da altri commilitoni e poi abbia fatto quel volo di 12 metri. È sempre lui che fa un appello ai militari: «Chi sa parli». Ma quell’esortazione cade nel vuoto. L’inchiesta si chiude con l’archiviazione. Identico destino tocca a un altro fascicolo aperto, sempre dalla procura di Pisa, sul mancato controllo dei militari presenti al contrappello, la sera del 13 agosto. Anche l’esercito apre una commissione d’inchiesta. Ancora un’archiviazione. «Ora si ricomincia da quella notte. Anzi — si corregge Crini — abbiamo già ripreso a indagare da quella maledetta notte».
La documentazione raccolta in Parlamento è imponente, dettagliata e meritevole di interesse