E la chiesa di San Niccolò riscopre i paliotti dell’alluvione
È il primo effetto dell’accordo tra don Gamucci e la famiglia Sassolini Busatti, che restaurerà cento opere
L’impegno è quello di restaurare cento pezzi, oltraggiati dall’alluvione del ’66 appartenuti alla chiesa di San Niccolò, da mezzo secolo in attesa di attenzioni in un ricovero della Villa di Poggio a Caiano. Protagonista è la famiglia Sassolini Busatti, da otto generazioni tessitori ad Anghiari. Entusiasta della proposta di restauro, in cambio, il priore don Giampietro Gamucci ha concesso l’uso dell’ex oratorio attiguo alla chiesa, per il nuovo showroom dell’azienda «Busatti 1842». È aperto già da qualche mese ma ieri è stato ufficialmente inaugurato. Ed ecco in mostra il primo dei sei paliotti in restauro, ovvero le bordure frontali degli altari. Sono in legno laccato bianco e decorati in oro. Insieme ai paliotti ottocenteschi l’impegno della famiglia è ripulire dal fango ostiere, candelabri e un crocifisso ligneo. Ad occuparsi dei paliotti sono intanto le restauratrici dello Studio Ardiglione di Firenze, Nicoletta Marcolongo e Angela Tascioni. «Sarà un lavoro lungo perché a parte quello che mostriamo oggi — dicono — gli altri cinque paliotti tutti della seconda metà dell’800, sono in pessime condizioni». Il restauro degli altri pezzi in accordo con la soprintendenza sarà affidato alle mani di esperti del settore e l’investimento, spiega Livio Sassolini, erede dei telai di famiglia ma con vocazioni da editore, non è quantificabile al momento. Don Gamucci non c’era, ma i visitatori hanno potuto scoprire che nella sua chiesa brillano opere di Iacopo da Empoli, il Polittico dell’intercessione di Gentile da Fabriano, un crocifisso ligneo del Michelozzo.
Tovagliati e risme di asciugamani pastello sono il presente, ma hanno sulle spalle 150 anni di storia e forse per questo non scalfiscono la liturgia del luogo.