Corriere Fiorentino

I genitori di Regeni: Giulio sarebbe come voi

Il padre e la madre del giovane ucciso al Cairo ai dottorandi senesi: ingiusto dover lasciare l’Italia

- Aldo Tani

 Lo schiaffo A Bruxelles per il film su nostro figlio c’erano solo 5 o 6 deputati europei, è una vergogna

In questi giorni anche per Giulio Regeni avrebbe dovuto essere un momento di festa. Con la conclusion­e del dottorato e una vita davanti per conoscere nuove culture. Un sogno spezzato alla fine del gennaio 2016 a Il Cairo, dove stava svolgendo una ricerca sull’economia egiziana. A ricordarlo, nel giorno in cui l’Università di Siena festeggia i nuovi dottorandi, i suoi genitori, Paola e Carlo. Che per primo ha preso la parola dal palco dell’aula magna. «Pensiamo che lui sia ancora qui con noi, perché lui sarebbe un dottorando come voi — ha attaccato il padre — . Giulio ha voluto approfondi­re la conoscenza della lingua araba per aiutare le persone di quei Paesi. Noi siamo fortunati a vivere qui, ma lui soffriva nel vedere giovani come lui, che non potevano avere le sue stesse possibilit­à». Una strada che Regeni ha avuto chiara fin da piccolo e che già alle superiori lo ha portato all’estero. «Nostro figlio ha avuto una storia complessa dal punto di vista scolastico — ha proseguito la madre, che come già fatto in passato, ha rivolto un pensiero a Valeria Solesin, la studentess­a veneta uccisa nell’attentato del Bataclan — Come voi ha fatto stage non pagati. Noi gli abbiamo sempre detto di andare, ma vi dico che non è giusto». Il primo affondo di Paola, che di fronte alla sala gremita e silente, ha voluto chiarire alcuni aspetti della vicenda del figlio. «Giulio non era uno sprovvedut­o — ha affermato la madre — Il rapporto con i venditori di strada era una piccola parte della sua ricerca. Lui voleva inquadrare la situazione economica dell’Egitto, parlando anche delle condizioni di vita dei lavoratori. Così si spiega il rapporto con i sindacati governativ­i». Nel ricordo di Paola non sono mancate le accuse alle istituzion­i, colpevoli, secondo i genitori, di non farsi abbastanza sentire. A differenza di quello che loro chiamano «il popolo giallo», «una presenza costante e di profondo aiuto». L’ultimo smacco è arrivato da Bruxelles: «Al Parlamento europeo era stata organizzat­a la proiezione del docufilm su Giulio. La sala era gremita, quindi eravamo contenti. Solo dopo abbiamo scoperto che tra i presenti c’erano solo 5, forse 6 europarlam­entari e a parte i 2 che hanno organizzat­o l’evento, gli altri andavano e venivano: è una cosa vergognosa, questa nell’ultimo mese è la cosa che ci ha scioccati di più».

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Carlo e Paola Regeni firmano il libro delle dediche a Siena

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