Via il Jobs Act, a «Pianagrad» torna l’articolo 18
La «Stalingrado dell’articolo 18» passa dalla Piana. Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana), Emiliano Fossi e Alberto Cristianini (Pd), sindaci di Sesto, Campi e Signa, ieri hanno preso una decisione storica e che provocherà un terremoto politico. I tre soci di Qualità&Servizi, l’azienda pubblica che gestisce le mense nei nidi comunali di Sesto e Calenzano e nella residenza sanitaria di Villa Solaria, hanno deciso di reintrodurre la norma che impedisce il licenziamento senza giusta causa. Il provvedimento riguarderà in maniera retroattiva una ventina di contratti (su 200) per i quali era stato applicato il Jobs act, legge di riforma del lavoro approvata dal governo Renzi nel 2014. Se la firma del pasdaran Falchi appariva scontata, a far notizia oggi è l’appoggio da parte dei di due sindaci del Pd (Fossi e Cristianini), ovvero il partito che più di tutti si è battuto per l’approvazione della norma. «Siamo molto soddisfatti per la comunanza di vedute con le altre amministrazioni socie dell’azienda, insieme alle quali abbiamo condiviso visione e intenti — dice il primo cittadino di Sesto — Con questo accordo, anticipato da quello sull’organizzazione interna dell’azienda e sui suoi obiettivi, la qualità della mensa migliorerà due volte: piatti più buoni e più sani preparati in un ambiente di lavoro più giusto». Pur coscienti che, probabilmente da oggi, all’interno dei democratici e nella cerchia renziana qualcuno potrebbe chiedere la loro testa o un dietrofront, Emiliano Fossi e Alberto Cristianini non sembrano per nulla pentiti della scelta fatta. Il più tranchant tra i due è il sindaco di Signa: «Noi si va controcorrente, mica bisogna essere tutti renziani!? Quella dell’articolo 18 è un’opportunità che abbiamo voluto cogliere… dunque nessun appiattimento sulle posizioni di Sesto». «Non mi crea nessun imbarazzo essere in disaccordo, in questo caso, con la linea ufficiale del mio partito — gli fa eco il collega campigiano — Non è la prima volta e non me ne vergogno». E ora nella cintura fiorentina non si parla più di Sestograd, ma di Pianagrad.