REALISTI E VISIONARI
APalazzo Vecchio hanno dato grande risalto allo studio su «Come vive la città» realizzato monitorando i movimenti dei cellulari Vodafone. E hanno fatto bene, in quanto ne è emersa una città molto diversa da quella dipinta dai luoghi comuni. Ma ora Nardella e i suoi riusciranno a realizzare quelle scelte che loro stessi hanno definito necessarie in base alle nuove informazioni? In gioco c’è la città del futuro: una Firenze migliore, si spera, più vivibile, ma immersa nella contemporaneità. E questo richiede realismo e, insieme, anche la capacità di prefigurare gli scenari futuri (comprese le opportunità offerte dalla tecnologia). C’è certamente il rischio della fuga nel mondo dei sogni in una città su cui (come sul resto d’Italia) pesano endemici ritardi, a partire dai trasporti, eppure bisogna che chi ci governa ci provi, scommettendo su di sé (secondo l’antica vocazione della classe politica…).
I dati dello studio sono tre: 1) nel centro storico vivono, e cioè anche ci dormono (che non vuol dire averci la residenza ufficiale) molte più persone di quelle che risultavano al Comune (33.600 contro 18.612); 2) poco meno della metà degli abitanti di tutta Firenze sta, si reca o passa nel centro in ogni giorno lavorativo (e non nel corso della settimana, come si deduceva dalle slide), mentre l’altra metà se ne tiene lontana; 3) oltre ai 9,4 milioni di pernottamenti registrati ce ne sono altri 5,4 che sfuggono a qualsiasi registrazione, e che sono la portata del turismo sommerso. Una valanga.
Secondo il sindaco e l’assessore Perra si dovrà allora tener conto che c’è un centro che ancora ha bisogno di quella rete di attività che si accompagnano alla «residenza», perché anche la vita degli abitanti non ufficialmente residenti richiede tutta una gamma di negozi e servizi (dai fornai agli uffici di pubblica utilità). Il problema sarà far convivere queste esigenze con le spinte innescate dall’esplosione dei flussi turistici, che inevitabilmente alimentano la rendita (negli affitti come nella tipologia dei generi merceologici). Essendo impossibile pensare di sbarrare le porte della città davanti alle orde di visitatori, c’è da augurarsi che un giorno si riesca davvero a spalmare le presenze su tutto il territorio comunale, organizzando itinerari alternativi, ad esempio. Oppure che qualcuno, con un atto di vero coraggio, affronti l’impresa di portare fuori dal centro una delle maggiori attrattive di Firenze. Questa sì che sarebbe una svolta storica. Impensabile, quindi…