Un’Italia trumpiana (firmata Stella first)
«L’ Italia prima», dicono i cartelloni sei per tre che spuntano sui lungarni, con la foto di Marco Stella e il richiamo al sito Internet. «Prima Firenze», diceva Matteo Renzi alle primarie del 2009, ma già altri in precedenza avevano prodotto manifesti sovranisti o vagamente identitari, per essere primi rispetto a qualcosa o a qualcuno.
America First, diceva il presidente Woodrow Wilson durante la campagna elettorale del 1916 e, più recentemente, ha detto Donald Trump nel suo discorso in apertura di mandato qualche mese fa. Marco Stella, consigliere regionale e vicepresidente del Consiglio, non dice a cosa servono i suoi manifesti ma non ci vuole molto per capirlo: tra sei mesi si vota, ci sono le liste per il Parlamento da fare, e Stella potrebbe candidarsi alle Politiche per Forza Italia (ma ancora non si sa con quale legge elettorale). Non sarebbe la prima volta peraltro, visto che nel 2013 ci aveva già provato. Adesso però che non c’è più Denis Verdini in Forza Italia, Stella spadroneggia e può permettersi cavalcate più regali, vantando rapporti personali altolocati, da Deborah Bergamini ad Antonio Tajani. Sabato scorso ha strizzato l’occhio ai nonni (per la loro festa) offrendo un giro gratuito di giostra ai loro nipotini in piazza della Repubblica, ma negli anni ha costruito il suo consenso schierandosi in difesa di tassisti e bancarellai, e ha pure intrapreso una fiera battaglia contro il menù delle mense del Comune, mettendosi al fianco di mamme incazzate per l’introduzione del risotto ai porri. «Sfidiamo l’assessore alla Pubblica Istruzione, Cristina Giachi, ad andare assieme a mensa —ha detto Stella a marzo— e ad assaggiare i piatti con i bambini: lì si renderà conto che ci sono sprechi di cibo e che i ragazzi rimandano indietro le pietanze con percentuali che vanno dal 70 all’80 per cento. Questa non è una battaglia politica, ma culturale». Il manifesto elettorale di Marco Stella Qualche giorno fa Stella ha potuto festeggiare l’esito della degna battaglia: «Sono stati eliminati tutti i piatti di cui avevamo evidenziato le criticità: la zuppa di cipolle, la vellutata di zucca con quinoa, la farinata, tonno e fagioli, lo sformato di spinaci, la zuppa di cavolo e patate, solo per citarne alcuni, mentre sono state reintrodotte pietanze che i bambini gradiscono come tortellini in brodo, pasta al sugo, riso al pomodoro, pasta ai funghi e altri. È stata una vittoria del buon senso». Ma siccome queste elezioni si giocheranno tutte su immigrazione, minnitismo, chiusura delle frontiere e aiutiamoli a casa loro, Marco Stella non poteva che imbracciare una linea anti-migranti. La concorrenza, in Toscana, è naturalmente molta, anche nel suo partito. Molto attivo su questo fronte è il sindaco dimissionario di Pietrasanta Massimo Mallegni, che è già sceso in campo per candidarsi al Parlamento. Stella, per non essere da meno, ha attaccato i migranti che si erano lamentati per la qualità del cibo servito nel centro di accoglienza di Scopeti. «Questi immigrati devono essere rispediti a casa loro, se non hanno voglia di integrarsi... Come diciamo da anni, l’immigrazione che i governi e le giunte di sinistra ci stanno imponendo, è una follia sia sul piano socio-culturale che economico, ha costi esorbitanti che l’Italia e la Toscana non possono permettersi, in un momento storico in cui scarseggia il lavoro e tanti connazionali vivono sotto la soglia di povertà». Firmato, Stella first.