Subito un assalto ai vigili-amici
Dalle buche alla sosta selvaggia: 900 i fiorentini che si sono rivolti agli agenti di quartiere
Primo giorno del vigile di quartiere e già quasi novecento contatti con i residenti. Segnalazioni, dubbi, consigli sono stati raccolti dagli agenti sparsi sul territorio in tutti e cinque i quartieri.
Un nome dal passato. Rispuntano i vigili di quartiere. Già una volta proposti e messi su strada nel 2002, a Firenze ed altrove, come soluzione ai problemi locali, di controllo del territorio, di rapporto con i cittadini. Ricordate? Sembrava tutti fossero nei quartieri: subito dopo, furono annunciati polizia e carabinieri di quartiere. Poi lentamente scomparvero. Dopo 15 anni, tornano. Il dubbio che finisca come allora è lecito. Ma perché è finita così? A sentire chi si occupa di sicurezza, per nuove esigenze: la coperta (del numero dei vigili a Firenze) è corta, quando scoppia un’altra emergenza le pattuglie devono seguire altre strade, in senso fisico e metaforico. I sindacalisti sono più netti. «Probabilmente, per la politica era terminato l’effetto propulsivo della novità. Ma sicuramente non riuscirono, a parte raccogliere reclami e lamentele, a dare risposte pronte e dirette» ricorda Mauro Comi, vigile e sindacalista della Cgil. «Non possiamo prendere solo i reclami dei cittadini frustrati: se mi segnalano un’altalena rotta, poi occorre che qualche ufficio si occupi di ripararla». E se si ritarda, o se il lavoro non si fa, l’altalena resta rotta e il cittadino resta lì col problema. Così, lentamente, tra il 2004 ed il 2006, i vigili di quartiere scomparvero. Dopo, arrivò l’Ufficio piccole cose e poi le «sentinelle» dell’assessore-sceriffo Graziano Cioni: commercianti e residenti che segnalavano i problemi. Anche loro smisero alla fine di segnalare. Ma sui vigili di quartiere c’è sempre un altro problema. Quando l’allora comandate Marco Andrea Seniga (poi arrivò Alessandro Bartolini) e Cioni lanciarono l’operazione, erano 100. E coprire (tra turni, ferie e malattie) 100 km quadrati, cioè il territorio di Firenze, in cento persone, 365 giorni l’anno, cozza con la realtà dei numeri. Non solo: dopo qualche anno l’attenzione si spostò su abusivi, mendicanti, lavavetri. E così gli agenti si spostarono in altri servizi. «Ma dato che il numero è sempre lo stesso, il rischio è di essere “aeroplanini di Mussolini”, spostati ad ogni parata per sembrare di più» dice Comi. Il ragionamento che fa lo stesso Seniga (ora docente per la scuola interregionale di polizia locale) è diverso. «L’approccio dei vigili di quartiere è mono-direzionale: raccolgono dati, altri devono intervenire. Oggi si coinvolge la popolazione attiva. Non ronde, ovviamente, ma controllo di vicinato» spiega l’ex comandante. Operazioni fatte anche con Whatsapp, o app, «coordinate con le forze dell’ordine». Il vigile arriva dopo.