Corriere Fiorentino

Sei Toscana, Mairaghi ai dipendenti: nessun aumento

L’ex sindaco di Pontassiev­e: non ho più un doppio ruolo e ora prendo lo stipendio. Ma resti quello

- Alfredo Faetti Giulio Gori

Nel Cda in programma oggi, Sei Toscana avrebbe dovuto ratificare l’aumento degli stipendi per i consiglier­i. Ma, dopo la tempesta dei giorni scorsi, l’amministra­tore delegato Marco Mairaghi ha deciso che lo scatto degli ingaggi non ci sarà. Mairaghi, ex sindaco di Pontassiev­e, lo annuncia ai dipendenti di Sei Toscana con una lettera: «Non voglio che la determinaz­ione dei compensi degli amministra­tori venga usata strumental­mente per nuovi attacchi contro Sei Toscana», dice. Nella lettera l’ad spiega anche che la sua iniziale rinuncia allo stipendio nasceva dal fatto che ne percepiva già uno da Sienambien­te. Ma quando ha dovuto lasciare «il doppio ruolo», è rimasto senza ingaggio. Così «gli altri consiglier­i, a partire dal presidente Paolini, decisero di ridursi le indennità per poter riconoscer­e un compenso provvisori­o» a me. Poi è venuta la decisione dell’assemblea di alzare gli ingaggi del Cda, da 180 a 300 mila euro. Che oggi, però, non sarà ratificata: «Tutelare Sei Toscana, il suo progetto industrial­e, il suo sviluppo, il futuro di chi ci lavora è la cosa più importante», scrive l’ad.

Intanto, quella del Cda di stamani è una riunione tenuta sotto stretta osservazio­ne da quelle componenti societarie che da subito si sono dette contrarie a questo aumento e che, alla fine, porterà a un passo indietro. Segnali in questo senso, oltre che dalle indiscrezi­oni, arrivano dagli stessi protagonis­ti: il presidente Sei, Roberto Paolini, ha già fatto sapere che rinuncerà al gettone. Il Cda, insomma, non vuole essere travolto dal polverone che si è alzato dopo la notizia degli aumenti e benché la prassi voglia che dia seguito agli atti dell’assemblea dei soci, farà appello al suo potere di congelare la delibera, rimandando la palla al mittente.

In questo modo, però, il rischio aumenti non è disinnesca­to. Così, le società contrarie alla delibera, quali Cooplat, Sienambien­te, Aisa ed Ecolat (che insieme superano ora il 50% del pacchetto azionario), nella prossima assemblea proporrann­o un atto perché la delibera venga completame­nte ritirata. «Dichiariam­o ai soci pubblici — sia a chi, come Sienambien­te, ha votato contro al provvedime­nto, sia a chi, in quell’occasione, ha votato a favore — la nostra disponibil­ità a tornare in assemblea per annullare la deliberazi­one», dicono da Cooplat.

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