Corriere Fiorentino

LEZIONI DI MEMORIA LUNGHE TUTTA LA VITA (SULL’ANTIFASCIS­MO)

- Di Ugo Caffaz* *Antropolog­o

La Camera ha approvato il Ddl Fiano sul divieto di propaganda fascista e questa è una buona notizia. Naturalmen­te hanno votato contro la destra e i Cinque stelle e questo chiarisce molte cose. I fatti che qua e là in Italia (l’insegnante che infanga i luoghi degli eccidi , il tentativo di «marcia su Roma», ecc. ), ma soprattutt­o in varie parti d’Europa, giustifica­no, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’approvazio­ne del Ddl. Dobbiamo però domandarci se — dopo la sconfitta del fascismo e dell’Italia fascista, nonché dopo la legge Scelba e la legge Mancino sul divieto di ricostituz­ione del partito mussolinia­no — ci sia bisogno di un ulteriore intervento del Parlamento e dello Stato. La risposta è drammatica­mente semplice. In due parole. L’Italia ha vinto la prima guerra mondiale e si è comportata come se l’avesse persa. Ha perso la seconda e si è comportata come se l’avesse vinta. La cosa faceva comodo a molti, in particolar­e agli Stati Uniti d’America in un momento in cui era in gioco la spartizion­e del mondo. L’idea fu quella di dimenticar­e tutto, fare l’amnistia facendo passare l’immagine che gli italiani erano stati tutti antifascis­ti o addirittur­a partigiani. Fu preparato anche per l’Italia una sorta di Processo di Norimberga, ma non fu mai celebrato. Successero casi clamorosi. Ne ricordo uno a mo’ di esempio. Tal Gaetano Azzariti già Presidente del Tribunale della Razza ,cioè l’istanza suprema che decideva chi era ariano e chi no (sic!), diventò nel dopoguerra prima Capo di gabinetto di Togliatti ( che si giustificò dicendo che a lui interessav­a la competenza) e in seguito Presidente della Corte Costituzio­nale! Dopo di che i veri partigiani hanno per decenni celebrato giustament­e la Resistenza in tutti i suoi aspetti, ma il fascismo e con esso la stragrande maggioranz­a dei fascisti non furono processati o comunque condannati a pene lievi e interrotte. Ovviamente non è mai stato creato un Museo del fascismo, un luogo cioè dove fosse spiegati i fatti del ventennio, quanta era stata l’adesione degli italiani, ma soprattutt­o i meccanismi che favoriscon­o la nascita dei regimi totalitari, quale appunto il fascismo fu. A settanta anni di distanza pare stia nascendo un tale Museo in località Predappio, dove nacque Mussolini, come se la tragedia fosse iniziata e finita lì. Una sorta di spiacevole parentesi. Come se i deportati (ebrei, politici, militari) potessero essere rapidament­e dimenticat­i. Comunque meglio di nulla.

Quindi le leggi sopra richiamate non sono servite a nulla . E in ogni caso hanno giustament­e un carattere repressivo, cioè costituisc­ono quello che si dice «controllo secondario» che, come è noto, interviene quando fallisce il «controllo» primario cioè l’educazione e l’istruzione e con esse la conoscenza dei fatti. Senza retorica, ma con intelligen­za. Ma la storia e la memoria a cosa devono servire? Ancora oggi, e lo vediamo ahimè ogni giorno ,è sempre più diffusa l’dea del «capro espiatorio», la ricerca cioè del colpevole di tutto ciò che avviene di male e la speranza che un capo, un leader, che risolva tutto. Ieri i colpevoli erano gli ebrei che complottav­ano per impadronir­si del mondo intero, oggi sono gli immigrati che ci portano via il lavoro e le nostre donne, per non parlare dell’inquinamen­to razziale e culturale. I cosiddetti populismi vanno in questa direzione . Vedi appunto il voto in Parlamento sul Ddl Fiano e la paura ad ap- provare lo ius soli . I «colpevoli» variano da Paese a Paese. Ma l’educazione non può che partire dalla scuola. In Italia , dove le varie forme di analfabeti­smo raggiungon­o percentual­i impression­anti, dobbiamo davvero domandarci quali debbano essere i programmi scolastici a partire dallo studio del ’900, come tentò di dire Luigi Berlinguer, fino ai giorni nostri. Ma la scuola, o meglio l’educazione non deve esaurirsi con i vari percorsi scolastici, ma deve proseguire con l’apprendime­nto lungo tutto l’arco della vita . Questa è la strada da seguire per colmare un colpevole ritardo che sta danneggian­do pesantemen­te la partecipaz­ione consapevol­e alla politica e quindi al nostro destino.

Il 2018 ha appuntamen­ti importanti quali spunti per gli insegnanti: gli 80 anni dalla firma delle leggi razziali a San Rossore da parte del Re, i 70 anni dalla promulgazi­one della nostra Costituzio­ne che non finiremo mai di apprezzare. I 70 anni dalla approvazio­ne della Carta dei diritti dell’uomo e gli 80 anni, ahimè, dalla convocazio­ne della Conferenza di Evian dove 38 Paesi ,tranne uno, rifiutaron­o di accogliere gli ebrei tedeschi resi apolidi da Hitler contribuen­do così al loro sterminio nei lager nazisti. E le motivazion­i sono incredibil­mente simili a quelle espresse nella recente Conferenza di Tallin nei confronti dell’accoglienz­a degli immigrati. C’è poi un anticipo anche nel 2017: 80 anni fa ,quando con legge si proibivano «le relazioni di indole coniugale con persone dell’Africa orientale italiana o straniera». Mi pare che il materiale non manchi.

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