LEZIONI DI MEMORIA LUNGHE TUTTA LA VITA (SULL’ANTIFASCISMO)
La Camera ha approvato il Ddl Fiano sul divieto di propaganda fascista e questa è una buona notizia. Naturalmente hanno votato contro la destra e i Cinque stelle e questo chiarisce molte cose. I fatti che qua e là in Italia (l’insegnante che infanga i luoghi degli eccidi , il tentativo di «marcia su Roma», ecc. ), ma soprattutto in varie parti d’Europa, giustificano, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’approvazione del Ddl. Dobbiamo però domandarci se — dopo la sconfitta del fascismo e dell’Italia fascista, nonché dopo la legge Scelba e la legge Mancino sul divieto di ricostituzione del partito mussoliniano — ci sia bisogno di un ulteriore intervento del Parlamento e dello Stato. La risposta è drammaticamente semplice. In due parole. L’Italia ha vinto la prima guerra mondiale e si è comportata come se l’avesse persa. Ha perso la seconda e si è comportata come se l’avesse vinta. La cosa faceva comodo a molti, in particolare agli Stati Uniti d’America in un momento in cui era in gioco la spartizione del mondo. L’idea fu quella di dimenticare tutto, fare l’amnistia facendo passare l’immagine che gli italiani erano stati tutti antifascisti o addirittura partigiani. Fu preparato anche per l’Italia una sorta di Processo di Norimberga, ma non fu mai celebrato. Successero casi clamorosi. Ne ricordo uno a mo’ di esempio. Tal Gaetano Azzariti già Presidente del Tribunale della Razza ,cioè l’istanza suprema che decideva chi era ariano e chi no (sic!), diventò nel dopoguerra prima Capo di gabinetto di Togliatti ( che si giustificò dicendo che a lui interessava la competenza) e in seguito Presidente della Corte Costituzionale! Dopo di che i veri partigiani hanno per decenni celebrato giustamente la Resistenza in tutti i suoi aspetti, ma il fascismo e con esso la stragrande maggioranza dei fascisti non furono processati o comunque condannati a pene lievi e interrotte. Ovviamente non è mai stato creato un Museo del fascismo, un luogo cioè dove fosse spiegati i fatti del ventennio, quanta era stata l’adesione degli italiani, ma soprattutto i meccanismi che favoriscono la nascita dei regimi totalitari, quale appunto il fascismo fu. A settanta anni di distanza pare stia nascendo un tale Museo in località Predappio, dove nacque Mussolini, come se la tragedia fosse iniziata e finita lì. Una sorta di spiacevole parentesi. Come se i deportati (ebrei, politici, militari) potessero essere rapidamente dimenticati. Comunque meglio di nulla.
Quindi le leggi sopra richiamate non sono servite a nulla . E in ogni caso hanno giustamente un carattere repressivo, cioè costituiscono quello che si dice «controllo secondario» che, come è noto, interviene quando fallisce il «controllo» primario cioè l’educazione e l’istruzione e con esse la conoscenza dei fatti. Senza retorica, ma con intelligenza. Ma la storia e la memoria a cosa devono servire? Ancora oggi, e lo vediamo ahimè ogni giorno ,è sempre più diffusa l’dea del «capro espiatorio», la ricerca cioè del colpevole di tutto ciò che avviene di male e la speranza che un capo, un leader, che risolva tutto. Ieri i colpevoli erano gli ebrei che complottavano per impadronirsi del mondo intero, oggi sono gli immigrati che ci portano via il lavoro e le nostre donne, per non parlare dell’inquinamento razziale e culturale. I cosiddetti populismi vanno in questa direzione . Vedi appunto il voto in Parlamento sul Ddl Fiano e la paura ad ap- provare lo ius soli . I «colpevoli» variano da Paese a Paese. Ma l’educazione non può che partire dalla scuola. In Italia , dove le varie forme di analfabetismo raggiungono percentuali impressionanti, dobbiamo davvero domandarci quali debbano essere i programmi scolastici a partire dallo studio del ’900, come tentò di dire Luigi Berlinguer, fino ai giorni nostri. Ma la scuola, o meglio l’educazione non deve esaurirsi con i vari percorsi scolastici, ma deve proseguire con l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita . Questa è la strada da seguire per colmare un colpevole ritardo che sta danneggiando pesantemente la partecipazione consapevole alla politica e quindi al nostro destino.
Il 2018 ha appuntamenti importanti quali spunti per gli insegnanti: gli 80 anni dalla firma delle leggi razziali a San Rossore da parte del Re, i 70 anni dalla promulgazione della nostra Costituzione che non finiremo mai di apprezzare. I 70 anni dalla approvazione della Carta dei diritti dell’uomo e gli 80 anni, ahimè, dalla convocazione della Conferenza di Evian dove 38 Paesi ,tranne uno, rifiutarono di accogliere gli ebrei tedeschi resi apolidi da Hitler contribuendo così al loro sterminio nei lager nazisti. E le motivazioni sono incredibilmente simili a quelle espresse nella recente Conferenza di Tallin nei confronti dell’accoglienza degli immigrati. C’è poi un anticipo anche nel 2017: 80 anni fa ,quando con legge si proibivano «le relazioni di indole coniugale con persone dell’Africa orientale italiana o straniera». Mi pare che il materiale non manchi.