Corriere Fiorentino

«Un consiglio a Pioli: puntare sul bello»

Parla Sacchi: Firenze è speciale e può vincere divertendo. E su Chiesa cita Dalì

- Leonardo Bardazzi

«L’Italia è un Paese antico, non riconosce il merito e la bellezza. Il calcio in questo senso è un po’ lo specchio della vita: senza risultati non sei nessuno e per questo preferiamo il Var alla ricerca del gioco corale. Firenze però è sempre stata speciale, è colta e innamorata. E per questo capace di costruire qualcosa di bello anche nei momenti difficili».

Ospite del Festival del Calcio al Caffè Paszkowski, orologio del Milan al polso e gli immancabil­i occhiali fumè sul naso, Arrigo Sacchi parla di calcio a 360 gradi. Del suo Milan (ieri ha ricevuto un premio a 30 anni di distanza dai suoi trionfi rossoneri), di Nazionale, di campionato e di Fiorentina: «I viola sono in difficoltà, ma nemmeno i tifosi dovrebbero fermarsi a guardare il mero punteggio di una partita. Si può perdere meritando di vincere, l’importante è ricercare un gioco. Una filosofia. E possibilme­nte legata al settore giovanile e al credo della società. Ero giovane quando allenavo l’Igea in serie D: persi le prime 5 partite, si parlava di esonero. Il presidente però mi disse: “perché dovrei mandarla via? Stiamo giocando benissimo”. Quello per noi fu un campionato splendido, non si vince solo con i soldi». Educare i tifosi alla «cultura del bello» sacchiana senza guardare la classifica però resta molto difficile: «Guardi, sulla Fiorentina io sono positivo. Corvino lo conosco bene, sa di calcio e come si forma un settore giovanile. I Della Valle sono grandi industrial­i e puntano al progetto stadio come dovrebbero fare tutti i nostri club. Poi c’è Pioli: persona seria che sa quello che vuole. Quando cambi tanto hai bisogno di tempo per creare una squadra. Io arrivai al Milan dopo Liedholm, per me fu più semplice cominciare qualcosa di buono. Qui sarà un processo più lungo, ma Firenze è innamorata della Fiorentina e saprà come dare una mano». A proposito di Fiorentina, Sacchi, il profeta di Fusignano, passò anche dalla Primavera viola (era l’83/84) prima di spiccare il volo: «Le racconto una cosa: fui a un giorno dall’allenare la prima squadra. Avevo scelto di firmare con la Fiorentina, ma la sera prima mi chiamò il Milan e scelsi di andare. Pontello mi telefonò e mi disse: “Se va ad allenare una squadra più piccola della nostra mi arrabbio, se va in una grande sarò orgoglioso di me stesso: significa che su di lei non mi ero sbagliato”. Ancora oggi conservo grandi ricordi della Fiorentina e per questo spendo volentieri un giudizio su Chiesa. Salvador Dalí diceva “non dovete aver paura della perfezione, perché non la raggiunger­ete mai”. Ecco, se Federico continuerà a lavorare con l’umiltà di adesso diventerà un grande giocatore». Passano tifosi spagnoli, tifosi del Milan, semplici passanti. Tra un selfie e l’altro Arrigo si dice «ottimista» sulla qualificaz­ione azzurra al Mondiale e auspica lo scudetto del Napoli «in nome del bel gioco».

Al dibattito sui ricordi del Milan che fu, con Giovanni Galli e il presidente dell’Aic Damiano Tommasi, Sacchi però torna sempre al punto di partenza: «Ricordo una partita di coppa, l’Inter era in balia dei ragazzini dell’Ajax. Un dirigente mi disse “Arrigo cosa possiamo fare?”, mentre la gente di San Siro voleva andarsene. Poi segnò Crespo al 90’ e tutti festeggiar­ono senza ricordare il mesto spettacolo offerto. Se non si ha voglia di andare oltre, il nostro calcio resterà sempre indietro».

 Corvino sa di calcio, Della Valle merita di fare lo stadio e anche Pioli è persona seria I viola faranno bene  Fui a un giorno dall’allenare i viola, Pontello mi disse “se va in una grande significa che su di lei non mi ero sbagliato”

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Arrigo Sacchi ieri a Firenze con il giornalist­a Enzo Bucchioni e (sulla destra) il presidente Aic Damiano Tommasi

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