Sir Gardiner: «Monteverdi, una dipendenza»
Il maestro domani nella Cattedrale di Pisa per dirigere il «Vespro della Beata Vergine»
A quattrocentocinquanta anni dalla nascita, che ricorrono giusto in questo 2017, non è forse ancora ben compreso dai più quanto fondamentale sia stata la figura di Claudio Monteverdi nella storia del pensiero e del linguaggio musicale europeo. È con lui che il rapporto fra musica e parole si riscatta dagli intellettualismi e dalle teorie che accompagnano la nascita del melodramma, conoscendo invece una verità, palpitante quanto modernissima, sul piano espressivo; morbide curve melodiche, accenti densi di concitata drammaticità, a volte anche soltanto piccoli accenni, che portano in sé tutto l’universo dei sentimenti umani che dai suoi madrigali e dalle sue opere rivivrà in tutto il teatro musicale di lì a venire, anche in pieno Novecento.
Fra i paladini della musica di Monteverdi, fin dalla prima ora, è John Eliot Gardiner, il direttore britannico che ha dedicato un’esistenza di studi, incisioni e concerti al compositore tanto ammirato, conquistando una notorietà mondiale: e per questo si annuncia come un evento, di significato internazionale, la sua direzione del Vespro della Beata Vergine, grandiosa pagina sacra di Monteverdi che risuonerà, con le voci del Monteverdi Choir e gli strumenti d’epoca degli English Baroque Soloists, nella Cattedrale di Pisa domani alle 21. «Quando cominciai la mia attività di musicista, a poco più di vent’anni — racconta — tormentando, ma in qualche caso anche entusiasmando, i miei contemporanei inglesi con il mio amore per Monteverdi, mi sentivo in certa misura isolato. Più di qualsiasi altro compositore del primo Barocco, nella mia mente Monteverdi riassumeva tutto ciò che potesse esservi di più attraente, esotico e al tempo stesso moderno nella musica degli ultimi quattro secoli. La sua musica si imponeva all’attenzione per i suoi colori abbaglianti e per l’eloquenza appassionata con la quale si esprimeva, sia che fosse composta per la chiesa, per una dimora principesca o per il teatro. Ne divenni dipendente». Ma aggiunge: «È curioso pensare che la sua statura e le gioie con i quali la sua musica ci può ricompensare siano stati riconosciuti largamente dai suoi connazionali solo da una trentina d’anni a questa parte». Il Vespro monteverdiano diretto da Gardiner è il suggello di Anima Mundi, il festival promosso dall’Opera della Primaziale Pisana, quest’anno giunto alla sua diciassettesima edizione. Dal 2006 ne è direttore artistico proprio Gardiner, che da anni ha un suo buen retiro nelle campagne toscane, amatissime fin da ragazzino: «Da allora il mio amore per la Toscana si è intrecciato, con grande gioia, alla mia vita di musicista». A Pisa Gardiner ha plasmato una rassegna lontano dalle logiche delle agenzie artistiche, invitando musicisti scelti da lui stesso, e disegnando programmi nutriti da idee: quest’anno anche l’omaggio a Georg Philipp Telemann, a 250 anni dalla morte.