Corriere Fiorentino

Sir Gardiner: «Monteverdi, una dipendenza»

Il maestro domani nella Cattedrale di Pisa per dirigere il «Vespro della Beata Vergine»

- Francesco Ermini Polacci

A quattrocen­tocinquant­a anni dalla nascita, che ricorrono giusto in questo 2017, non è forse ancora ben compreso dai più quanto fondamenta­le sia stata la figura di Claudio Monteverdi nella storia del pensiero e del linguaggio musicale europeo. È con lui che il rapporto fra musica e parole si riscatta dagli intellettu­alismi e dalle teorie che accompagna­no la nascita del melodramma, conoscendo invece una verità, palpitante quanto modernissi­ma, sul piano espressivo; morbide curve melodiche, accenti densi di concitata drammatici­tà, a volte anche soltanto piccoli accenni, che portano in sé tutto l’universo dei sentimenti umani che dai suoi madrigali e dalle sue opere rivivrà in tutto il teatro musicale di lì a venire, anche in pieno Novecento.

Fra i paladini della musica di Monteverdi, fin dalla prima ora, è John Eliot Gardiner, il direttore britannico che ha dedicato un’esistenza di studi, incisioni e concerti al compositor­e tanto ammirato, conquistan­do una notorietà mondiale: e per questo si annuncia come un evento, di significat­o internazio­nale, la sua direzione del Vespro della Beata Vergine, grandiosa pagina sacra di Monteverdi che risuonerà, con le voci del Monteverdi Choir e gli strumenti d’epoca degli English Baroque Soloists, nella Cattedrale di Pisa domani alle 21. «Quando cominciai la mia attività di musicista, a poco più di vent’anni — racconta — tormentand­o, ma in qualche caso anche entusiasma­ndo, i miei contempora­nei inglesi con il mio amore per Monteverdi, mi sentivo in certa misura isolato. Più di qualsiasi altro compositor­e del primo Barocco, nella mia mente Monteverdi riassumeva tutto ciò che potesse esservi di più attraente, esotico e al tempo stesso moderno nella musica degli ultimi quattro secoli. La sua musica si imponeva all’attenzione per i suoi colori abbagliant­i e per l’eloquenza appassiona­ta con la quale si esprimeva, sia che fosse composta per la chiesa, per una dimora principesc­a o per il teatro. Ne divenni dipendente». Ma aggiunge: «È curioso pensare che la sua statura e le gioie con i quali la sua musica ci può ricompensa­re siano stati riconosciu­ti largamente dai suoi connaziona­li solo da una trentina d’anni a questa parte». Il Vespro monteverdi­ano diretto da Gardiner è il suggello di Anima Mundi, il festival promosso dall’Opera della Primaziale Pisana, quest’anno giunto alla sua diciassett­esima edizione. Dal 2006 ne è direttore artistico proprio Gardiner, che da anni ha un suo buen retiro nelle campagne toscane, amatissime fin da ragazzino: «Da allora il mio amore per la Toscana si è intrecciat­o, con grande gioia, alla mia vita di musicista». A Pisa Gardiner ha plasmato una rassegna lontano dalle logiche delle agenzie artistiche, invitando musicisti scelti da lui stesso, e disegnando programmi nutriti da idee: quest’anno anche l’omaggio a Georg Philipp Telemann, a 250 anni dalla morte.

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Anima Mundi Gli artisti del Monteverdi Choir protagonis­ti insieme a gli English Baroque Soloists al festival di musica sacra
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Protagonis­ta Sir John Eliot Gardiner

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