Corriere Fiorentino

Acidini: conviene solo agli artisti, provate a proporgli le periferie...

- Edoardo Semmola

La notte in cui le tre statue di Urs Fischer venivano montate, Cristina Acidini era in piazza della Signoria ad assistere alle operazioni. La domanda a caldo era inevitabil­e: «Le piacciono?». La risposta dell’ex sovrintend­ente al Polo Museale fu secca ma venata di sorriso: «Tanto durano poco».

È stata profetica. Anche troppo. «Intendevo riferirmi alla temporanei­tà della mostra. Ma evidenteme­nte la sorte ha travalicat­o quel senso».

Che non le piacessero si intuiva. «L’impression­e è che Fischer sia un artista che si muove su diversi binari: tra Big Clay e le altre due ci corre molta distanza: una appartiene al mondo dell’informale, le altre sono legate al figurativo. Due orientamen­ti distinti che appartengo­no allo stesso artista alla stessa mostra e nella stessa piazza, e questo disorienta».

Tradotto: non le piace. «Ricordo quando Fischer si propose per realizzare la versione di cera, come in questo caso, del Ratto delle Sabine del Giambologn­a per farlo sciogliere alla Biennale di Venezia. Toccava a me dargli il permesso cosa che gli negai finché fu possibile. È una cosa che va contro ogni valore in cui credo, ho lavorato una vita per la salvaguard­ia delle opere d’arte, per preservarl­e dalla caducità, e l’idea che un gruppo statuario si sciolga sotto gli occhi dei visitatori, a me proprio non va».

Il dibattito è sempre aperto: piazza della Signoria come «vetrina» per l’arte contempora­nea. «Non è la piazza ideale per queste cose: ha una forma a L, edifici di epoche diverse, monumenti aggiunti nei secoli. Ma nel tempo ha assunto un carattere difficile da modificare, non credo ci stia bene niente di nuovo rispetto a ciò che già c’è».

Lei pensa che non si possa «osare» con altri linguaggi? «Solo nella misura in cui questi esperiment­i sono temporanei».

A chi conviene questa commistion­e di stili e linguaggi: all’artista o alla piazza? «Sicurament­e all’artista. Penso, e in qualche misura temo, che chi proviene da altri contesti non visiti piazza della Signoria per cercare queste contaminaz­ioni. Il turista viene coinvolto parzialmen­te, se non viene disturbato. Per questo motivo tali esperiment­i hanno valore, se ce l’hanno, per i cittadini. Bisognerà farsene una ragione prima o poi: la attrattiva di Firenze è il suo patrimonio storico stabile, non quello temporaneo».

Si torna a parlare della possibilit­à di portare queste opere in periferia. «Ma bisogna fare i conti con l’ambizione dei curatori e degli artisti. E dire agli artisti che Firenze è Firenze anche in periferia, imponendol­o come condizione. Non credo che qualcuno lo metterà mai in pratica».

Chi viene, chi ci vive Il turista vuole Firenze, questi esperiment­i hanno valore, se ce l’hanno, per i cittadini

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Cristina Acidini
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