Corriere Fiorentino

«C’è poco da ridere, una pietra cava reggeva una tonnellata»

- Chiara Dino

Una giornata particolar­e lo è stata senz’altro, quella di ieri, per Fabrizio Moretti. Non foss’altro che perché è stato funestato da un fuoco di fila di telefonate a metà tra l’ironico e il costernato il cui incipit era più o meno sempre lo stesso: «Ma come, sei caduto dall’Arengario?!». La notizia che lui, o meglio il suo avatar in cera realizzato da Urs Fischer per celebrare la 30ma edizione della Biennale dell’Antiquaria­to, era crollato portando giù la sua tonnellata di peso, è rimbalzata ovunque.

E lui l’avrebbe pure presa a ridere — è dotato di notevole sense of humour — se non si fosse rischiato di fare seri danni qualora il peso della statua avesse schiacciat­o qualche passante. «Ma purtroppo quando l’altra sera ho visto le foto di quanto avvenuto ho capito che c’era poco da ridere — ha aggiunto — E sì che nessuno mi toglierà dalla testa la mia convinzion­e iniziale. Contro di me e l’operazione Fischer si sono concentrat­e troppe energie negative. L’ho detto e lo ripeto, qualcuno mi ha fatto la macumba». Abbiamo passato una giornata in compagnia di Fabrizio Moretti, ieri, un po’ per capire come avrebbe assorbito gli strali di quanti, anche sul web, hanno gongolato per la «disfatta» del suo doppio in cera, un po’ per capire come intendeva muoversi ora che va cercato il responsabi­le di questo incidente «sfiorato».

Così siamo stati con lui a bere un caffè e, sempre in sua compagnia, a controllar­e lo stato dell’arte di una serie di restauri che lui, da antiquario, ha commission­ato al suo restaurato­re di fiducia. «Stefano Scarpelli — ci dice mentre saliamo insieme nel laboratori­o museo di piazza Donatello — per me il numero uno». In effetti lo studio di Stefano Scarpelli e del figlio Marco è un grande magazzino delle meraviglie: per Moretti, Scarpelli sta finendo di rimettere a posto quello che dovrebbe essere un Autoritrat­to di Bernini e che andrà presto in mostra a Roma, un’opera dai tratti appena accennati, di raffinata semplicità: «Una cosa che sarà stata fatta in non più di 45 minuti e guarda che intensità» osserva l’antiquario; e ancora un pezzo di una pala di Bernardino Luini che raffigura tre angiolini — colore e trasparenz­e degli abiti sono notevoliss­imi — e il pezzo di una cassettone nuziale dello Stibbert. Il restauro di quest’ultimo sarà il dono che l’edizione appena conclusa della Biennale d’Antiquaria­to farà al eo.

Siamo stati in studio il tempo di controllar­e le sue creature poi tappa a un caffè. Ed è lì che ha dato sfogo anche alla sua delusione per come è andata tutta la faccenda. «Quell’opera — ci ha detto — non ha retto perché non andava bene il basamento. Su questo non ho dubbi. Mi sono confrontat­o anche con Loredana Gallo, la restauratr­ice incaricata di supervisio­nare l’opera durante la sua esposizion­e, che l’altra sera è accorsa subito per fare dei rilievi dopo il crollo della statua. L’errore pare sia lì e pare derivi dal fatto che sia stata scelta la pietra serena come materiale per il basamento e che lo stesso sia stato realizzato come una struttura cava». Se verrà dimostrato, un errore non da poco, visto il peso dell’opera, circa una tonnellata.

Un errore non da poco che ancora ieri sera, a 24 ore dal fattaccio, non aveva un responsabi­le. Dicono dal Comune che la ditta — di cui ufficialme­nte non ne fanno il nome — l’ha scelta Moretti, ma lui replica: «Ho seguito le indicazion­e datemi da .e. Come ho fatto per l’allestimen­to del Pluto and Proserpina di Jeff Koons». Poi aggiunge: «Ho letto su Fb che Lucia Mascalchi, addetta stampa agli Uffizi, ha commentato in merito alla caduta qualcosa come “è la prova che Dio c’è”. Io direi che questo commento andrebbe ribaltato, la prova che Dio c’è, semmai, andrebbe ricercata nel fatto che nessuno si è fatto male. E anche il fatto che il direttore Eike Schmidt abbia asserito che l’opera non ha retto al confronto con i capolavori della piazza mi pare si commenti da sé. Che delusione. Quanto a me io sono caduto tante volte nella vita, anche per via della mia malattia. Ma mi sono sempre rialzato».

 Certezze Ho dato retta a Mus.e, ma la statua che mi raffigurav­a è caduta per colpa del basamento

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