Il professore indagato per i concorsi: «Mai chiesti favori»
«Mai ho telefonato a un commissario o un collega per fare pressioni a favore o contro un candidato». Si difende il professore di diritto tributario Roberto Cordeiro Guerra. In una lettera racconta la sua verità e il suo tormento per esser coinvolto nell’inchiesta sui concorsi universitari truccati. Così aveva fatto due giorni fa davanti al gip Antonio Pezzuti: aveva consegnato una memoria invece di rispondere all’interrogatorio. Per l’accusa, nella guerra tra le scuole universitarie «dedite a trame di potere per la spartizione di risorse pubbliche più che all’attività universitaria» ci sarebbe anche il professore Cordeiro Guerra. Perché la qualifica di professore universitario, secondo il pm Paolo Barlucchi, «si riflette sulle fortune commerciali dello studio professionale che può vantare tra i propri membri il titolo accademico, con la conseguenza di attirare maggiori incarichi». Ad inguaiare Cordeiro Guerra, per la procura e il gip ci sarebbe anche una telefonata con un suo allievo, in vista del bando per l’assegnazione di un assegno di ricerca di diritto tributario al dipartimento di scienze giuridiche di Firenze, bandito nel 2014. Concorso che il discepolo, ben conosciuto nel mondo universitario si aggiudicò. Concorso che, per l’accusa, Cordeiro Guerra avrebbe ritagliato su misura per lui, turbando la libertà del procedimento di scelta del candidato. Ma il professore non ci sta. «Nonostante abbia avuto da pochi giorni le oltre 10.000 pagine dell’indagine e non abbia potuto finire di
Agli studenti Confido di tornare il prima possibile, ma dopo essermi ripreso la dignità
leggerle — scrive — ho tenuto ad anticipare al giudice la mia versione dei fatti: non ho mai telefonato ad alcun commissario o collega per fare pressioni a favore o contro nessun candidato. Questo risulta dalle intercettazioni ed è la migliore smentita di un mio concorso morale nella vicenda delle abilitazioni». Incalza: «Ho voluto anche spiegare perché non avevo alcun bisogno, motivo o vantaggio di fare pressioni o accordi di nessun tipo». Ma non nasconde l’inquietudine e la voglia di combattere: «Sono molto amareggiato, ma anche molto determinato a dimostrare prima possibile come sono andate le cose. Davanti ai miei studenti e nell’Università — sottolinea il professore — confido di tornare il prima possibile, ma solo dopo aver dimostrato la verità ed essermi ripreso la mia dignità».