Ma la storia non è un gioco

Caro direttore, fra poco ci sarà forse una strada intitolata a Craxi: perché non a Almirante uno si potrebbe chiedere. E qualcuno se lo sta chiedendo infatti. Leggo sul Suo giornale in proposito due opposti punti di vista su una possibile via Giorgio Almirante in quel di Grosseto. La politica —e i politicanti — si sa, la storia a volte la cancellano, i tempi cambiano, le situazioni anche, le sensibilità pure, attorno — pare — ad una grande ignoranza della storia. Ma i fatti sono fatti, e il signor Almirante dopo l’8 settembre del ‘43 aderì alla Repubblica di Salò, certo non un convento per novizie, come capo di gabinetto del fascista ministro della cultura popolare Fernando Mezzasoma che perì poi nella fucilazione di Dongo, mentre lui, il suo fido capo di gabinetto sembra si sia dato alla macchia. Insomma, scappò: cose che succedono. C’è chi scappa e chi affronta il plotone di esecuzione lecito o no (e quello di Dongo, ancorché forse lecito, doveva comunque essere evitato). Parlare ora di queste cose sembrerebbe stantìo, qualcuno però lo fa, ma ignorando la storia per quanto da un po’ di tempo a questa parte oggetto di un pesante revisionismo. Quello fu un tragico periodo (il Ventennio e le Camicie nere, la Quarta Sponda, i gas e i campi di concentramento di Graziani in Etiopia e Libia contro la magnifica resistenza del patriota libico Al El Muktar ed il suo popolo; 25 anni abbondanti funestati soprattutto dalle leggi razziali, da milioni di morti, da una sanguinosa guerra civile e da un dopoguerra che, senza il Piano Marshall, avrebbe lasciato ancora oggi gente affamata per le strade e centinaia di «sciuscià».

Una via maremmana intitolata a Giorgio Almirante? Mah. Del resto c’è chi s’inventa un percorso di trekking turistico intitolato a Erwing Rommel (Friuli-Venezia Giulia): Udine di una parte politica e Grosseto di quella opposta. Ma opportunità e buonsenso in nessuna delle due. Come se fosse un gioco. Pericoloso.