I quaderni dei preti scomodi
Non solo don Milani, Renzo Rossi, don Cuba ma anche tanti sacerdoti dimenticati La Soprintendenza sta salvando un ricco patrimonio per metterlo online. Domani incontro a Palazzo Neroni
Don Lorenzo Milani certo; don Renzo Rossi e don Cuba naturalmente; ma anche tanti preti oggi quasi dimenticati. Sono i protagonisti dell’inquieta chiesa fiorentina del dopoguerra, delle spinte preconciliari e conciliari del Novecento, di una stagione di «disobbedienza» e sofferenza che Papa Francesco con la sua preghiera sulla tomba di don Lorenzo ha riportato all’interno del patrimonio della Chiesa italiana e universale. E don Milani e i preti fiorentini degli anni del Concilio sono anche protagonisti dell’iniziativa «Archivi disobbedienti» promossa dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana per la «Domenica di carta» dell’ 8 ottobre.
«Archivi disobbedienti» è un progetto di conservazione e catalogazione della memoria di archivi privati di religiosi e laici, spesso a rischio di dispersione o di distruzione, archivi finora sconosciuti di persone scomode. Un progetto — il primo in Italia di questo genere — iniziato da qualche anno e che domenica sarà presentato in un incontro alle 16 in palazzo Neroni, in via Ginori 7 a Firenze, sede della Soprintendenza. «Tutto è partito con l’archivio di don Renzo Rossi, il prete dei poveri, missionario in Brasile dove divenne amico dei carcerati, amico di don Milani, che la famiglia ci ha donato dopo la sua morte perché temeva che andasse disperso — spiega il soprintendente archivistico, Diana Marta Toccafondi — Ci siamo trovati davanti ad un tesoro incredibile: don Renzo, classe 1925, aveva conservato con attenzione e precisione tantissimo materiale, dai giornaletti di quando era seminarista e conobbe don Milani alle minute delle omelie, dalla corrispondenza ai ritagli di giornale, dalle foto ai suoi interventi. Un patrimonio ricchissimo, che andrà studiato e visto il quale ci siamo detti «perché non conservare le memorie di quei preti, di quel mondo cattolico così articolato?», andando oltre quello che fanno le fondazioni per la Pira o lo stesso Milani, ad esempio. Poi con la Madonnina del Grappa e Arcton (Associazione Archivi dei Cattolici Toscani del Novecento) abbiamo stretto un accordo affinché conservino loro questo materiale, ad iniziare da quello di don Rossi. Questi archivi custodiscono anche le sofferenze di quei preti, spesso esiliati o mandati in “punizione”, l’amarezza di vedersi isolati dalla gerarchia, i loro tormenti interiori».
Il progetto triennale prevede il censimento di tutto questo materiale che sarà poi radunato in biografie e bibliografie singole, pubblicate su internet nel sistema nazionale delle soprintendenze archivistiche e consultabili da tutti. «Non sono dati per specialisti, ma per chiunque, che permettono innanzitutto di sapere dove si trovano questi fondi e poi di ricostruire il clima di un’epoca — sottolinea Toccafondi — È materiale di interesse non solo storico, ma anche letterario, giornalistico, di costume. E questi incroci di archivi permettono di riattivare i rapporti tra questi sacerdoti, le loro relazioni, le conversazioni che tenevano di persona o per lettera». Oggi l’archivio conta sul materiale di venti persone, da don Divo Barsotti a don Giulio Facibeni; dal prete lucchese don Arturo Paoli, che in Argentina finì in una lista di sovversivi che la dittatura militare voleva eliminare, al prete operaio Renzo Fanfani; dal vice di don Enzo Mazzi, Sergio Gomiti, a monsignor Enrico Bartoletti. «Il progetto inizia ad essere conosciuto ed alcuni preti ci hanno cercato affinché il loro materiale non vada disperso, come ha fatto don Paolo Giannoni, eremita a Mosciano dopo esserlo stato a lungo a Camaldoli — dice Monica Nocentini, archivista della soprintendenza — La sorpresa più bella? Tutte... Ma forse sono state le due pesanti valigie nere che erano presso l’abitazione di don Giorgio Tarocchi, parroco di Santa Maria a Settignano, in cui monsignor Gino Bonanni, rettore poi destituito del Seminario di Firenze e deceduto nel 1995, in 66 quaderni ha conservati i ricordi di una vita: dal passaggio della guerra in Mugello all’alluvione di Firenze del 1966 ed al rapimento di Aldo Moro, passando per le tensioni nella e della Chiesa».
Tutte le carte sono state dichiarate di «notevole interesse storico», facendole così diventare patrimonio del Paese e assicurandone la tutela anche in futuro, e le venti storie sono solo l’inizio del lavoro: «Alla fine del censimento di queste venti personalità pensiamo di pubblicare anche un libro. E in futuro si potrebbe fare un focus sui preti fiorentini e l’America Latina, dove furono precursori, percependo prima di altri che lì c’era aria nuova anche per la Chiesa — conclude Toccafondi — Intanto già domenica l’archivio si arricchirà della intervista inedita a Ezio Palombo, prete milaniano della prima ora, che la giornalista Rai Vanessa Roghi presenterà all’incontro e che ci donerà».
Diana Toccafondi Un progetto unico in Italia che porta alla luce memorie e tormenti negli anni della chiesa fiorentina del dopoguerra