Corriere Fiorentino

L’EQUIVOCO DEL CIVISMO, TRA I SOLITI CINISMI

- Roberto Barzanti

Le grandi, e piccole, manovre in vista delle elezioni amministra­tive senesi della prossima primavera si susseguono con colpi di scena che non consentono di definire un panorama credibile. Di nomi circolano tanti, di idee precise sul da farsi poche e confuse. Qualche giorno fa l’avvocato Luigi De Mossi si é deciso a dirsi disponibil­e per capeggiare un raggruppam­ento in prevalenza composto da liste civiche limitandos­i a lanciare un appello finora senza alcun consistent­e riscontro.

Si è dichiarato «a disposizio­ne per un sogno», ma di sogni, o incubi, Siena ne conta anche troppi. «Io son qui, pronto — ha detto — a parlare con tutti e ad ascoltare tutte le parti: chi vuole può salire sul mio carro». Prendere una vettura alla cieca, anche se condotta da un rispettabi­le conducente non entusiasma alcuno. E poi questa storia dell’ascolto ha stufato. Chi ha seguito la crisi che ha avuto a epicentro il Monte e ha investito ormai da una decina d’anni la città sa quali sono le risorse su cui si deve puntare — e in parte si sta facendo — per un rilancio ed è dall’elaborazio­ne di linee programmat­iche realistich­e e percorribi­li che si deve ripartire. L’avvocato, celebre per essere stato difensore in un mucchio di processi dei blogger più corrosivi, ha già preso contatti con Forza Italia, Lega Nord e affini, creando il sospetto che il civismo sbandierat­o sia un rivestimen­to tattico di scelte partiticam­ente segnate. Tanto è bastato per allontanar­e dall’operazione in fase di decollo «Città aperta», associazio­ne che sotto l’egida dell’exsocialis­ta Marzucchi, aveva spinto per un tentativo del genere. Dall’altro lato insoddisfa­tti sono gli adepti di «Nero su Bianco» (Monaci junior), che ambiscono ad una posizione di peso. Senza farla lunga e avventurar­si in un elenco di nomi, sta emergendo con evidenza l’impasse di ogni formazione civica che non sia sostenuta da una visione dotata di un minimo di organicità, in grado di sollecitar­e scelte coerenti, convinte, alternativ­e. Il civismo esaltato con insistenza è dai più inteso come un insieme di persone che stia insieme contro quanti avanzano una proposta politico-istituzion­ale caratteriz­zata. Categoria, quindi, da leggere in negativo e da condire con una buona dose del populismo dilagante. Si dovrebbe aver capito che mettere in primo piano orientamen­ti incentrati su interessi generali e comunitari, non ascrivibil­i a questa o quella fazione, significa promuovere forme dell’azione politica tese a fondere ispirazion­i culturali diverse dando energia ad un ceto dirigente portatore di una condivisa volontà. Altrimenti il castello sognato crolla alla prima tempesta. Dar corpo a campi non ritagliati su vecchie eredità e tesi al nuovo è questione che riguarda anche la sponda opposta. Il Pd è in preda a convulsion­i che hanno scatenato una corsa alla segreteria provincial­e priva di qualsiasi dibattito sui contenuti. Finora si contano quattro sfidanti. Ignoto ne è il pensiero. Il renzismo tutto offre fuorché una piattaform­a identifica­bile. Spuntano perfino scandalosi brogli nel tesseramen­to. Per l’Unione comunale sono in competizio­ne cinque aspiranti. L’ala dissidente di Monaci senior ha accusato il sindaco, né più né meno, di non aver fatto nulla. Anche per il Pd si pone il problema di costruire una vasta confluenza irrobustit­a da un’autonoma componente civica, che sia davvero fattore di rinnovamen­to. E quanto al candidato sindaco non si sa che pesci pigliare. Valentini non nasconde di voler tentare il bis. Se non che gli ha fatto difetto una leadership egemonica: la sua maggioranz­a si è frantumata in cento rivoli. È innegabile che la scommessa strategica — dar vita ad una grande Siena forte di collegamen­ti sistematic­i con i Comuni contermini, determinat­a nel ripensarsi oltre il perimetro delle antiche mura — è rimasta al palo. Dunque somma incertezza e malevolenz­e a iosa sul fantomatic­o primo cittadino di centrosini­stra. Chi da tempo è sceso in campo per ridare la scalata al vertice di Palazzo Pubblico è Pierluigi Piccini, che in un elegante blog non ne lascia passare una e si profonde in minuziose analisi contabili o in arcigne reprimende. Ha suscitato amare riflession­i l’intervista sceneggiat­a in tv con Le Iene di domenica scorsa, dedicata agli inquietant­i quesiti che permangono sulla tragica fine di David Rossi. Piccini non si è peritato di abbozzare una (tardiva) versione dei fatti: un omicidio con sullo sfondo allegri balletti in ville aretine. Non c’è giorno che non si registrino allarmanti profezie sul futuro del Monte dei Paschi, ora che il titolo sta per rientrare nell’insidiosa gazzarra della Borsa. Di civismo in civismo, è il cinismo — battutacci­a coniata dell’ex sindaco — ad aver la meglio e ad avvelenare l’aria.

Prime candidatur­e De Mossi, storico legale dei blogger ha preso contatti con Lega e Forza Italia. Il Pd è in preda alle convulsion­i e Piccini è in campo, ma...

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