Corriere Fiorentino

«Un eroe, ma da morto»

Giovanni Bianconi oggi alla Feltrinell­i parla del suo libro sul magistrato. «Era un problema per lo Stato»

- di Simone Innocenti

Giovanni Bianconi e il suo libro su Falcone e la lotta alla mafia: «Per lo Stato lui era un problema»

Lo cova dal 1987, da quando cioè Giovanni Bianconi, inviato del Corriere della Sera, esperto di criminalit­à organizzat­a e terrorismo, andò a seguire il maxiproces­so e le inchieste su Cosa Nostra. «A questo libro ci ho lavorato un anno ma ci sono cose che osservo da più di 20 anni», dice Bianconi che ha scritto L’assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone (Einaudi). Libro che oggi (alle 18) presenterà alla Feltrinell­i di Firenze in via de’ Cerretani in un incontro moderato dal direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini a cui interverra­nno Francesco Butini, presidente del Centro studi Giovanni delle Bande Nere; Eugenio Albamonte (presidente dell’Associazio­ne Nazionale Magistrati), Marco Mayer (docente presso la Luiss) e Liliana Ferraro (ex direttore generale affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia) e grande amica di Giovanni Falcone.

Il libro è una puntiglios­a e per certi versi inedita ricostruzi­one a venticinqu­e anni dall’attentato di Capaci. Giovanni Bianconi che ha già pubblicato volumi importanti come Mi dichiaro prigionier­o politico. Storia delle Brigate Rosse (Stile libero, 2003) e Eseguendo la Sopra il giornalist­a e scrittore Giovanni Bianconi, a destra il magistrato Giovanni Falcone. Fu assassinat­o da Cosa Nostra il 23 maggio del 1992 con la moglie e tre uomini della scorta sentenza. Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro (ultima edizione «Super ET», 2010), ricostruis­ce attraverso i documenti e i ricordi dei protagonis­ti, l’ultimo periodo della vita di Falcone, rivelando la condizione di accerchiam­ento in cui si è trovato il giudice.

Il giudice Falcone è morto e quindi «è diventato credibile» in Italia.

«È questa la tragedia, che sta esattament­e in questa battuta che lui in maniera amara fece a un cronista. E il suo sacrificio — dopo la strage di Capaci — ha portato ad ottenere quello che lui voleva vedere realizzato in vita: ad esempio, voleva il 41 bis, che è il carcere duro per i mafiosi; voleva anche la legge sui mafiosi, che poi è arrivata». Parole amare. «Ora sembra tutto annacquato e distante, ma all’epoca Cosa Nostra era una struttura militare che stava per mettere in ginocchio l’Italia. Cosa Nostra ha cambiato pelle ma non il modo di dialogare con le istituzion­i: basti pensare che, negli agli anni Duemila, ci sono due presidenti della Regione che sono stati inquisiti e processati. Questo lo dico al di là delle condanne, che invece in altri casi sono arrivate». Se ne verrà fuori? «Cosa Nostra, come le altre mafie, sfrutta la corruzione che, proprio per la sua stessa natura, è un reato difficile da denunciare anche da parte della presunta vittima, che si trova di fronte la criminalit­à

 Ora sembra tutto distante ma allora Cosa Nostra stava per mettere in ginocchio l’Italia. Giovanni aveva contro non solo la mafia ma anche un certo mondo della politica e dei giornali

organizzat­a».

In tutto questo racconta appunto Falcone.

«Un eroe che diventa tale solo dopo la morte. Lui, fino al maxiproces­so, era un problema per lo Stato. Era consapevol­e che sarebbe stato ucciso: gli allarmi che lanciava attraverso le interviste o il libro che scrisse servivano per richiamare l’attenzione su un problema che veniva sottovalut­ato e sul fatto che gliela avrebbero fatta pagare. Non aveva contro solo Cosa Nostra ma un certo mondo della magistratu­ra, della politica e dei giornali».

Che cosa ha lasciato in eredità?

«Lo racconto nel libro. Aveva due grandi obiettivi: la superprocu­ra antimafia che non è andata molto bene; far arrivare il maxiproces­so di Palermo fino alla Cassazione. I mafiosi fecero di tutto per non farlo arrivare a sentenza».

E la strage di via dei Georgofili, a Firenze?

«Sono stati individuat­i gli esecutori materiali. Ci sono indizi che fanno pensare a mandanti importanti, che al momento non sono stati scoperti».

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