Gli industriali al Console Usa: «Pronti a investire, ma i dazi...» TUTTATOSCANA
Dopo le rassicurazioni di Wohlauer: niente aumenti? Bene, noi già tartassati
Pronti a investire, ancora di più, negli Usa. Ma servono «atti concreti per agevolare l’incremento delle aziende toscane in quel mercato». Parola degli industriali nostrani, che accolgono l’invito del Console Usa per la Toscana Benjamin Wohlauer rilanciando. Nell’intervista sul Corriere Imprese di ieri, il diplomatico allontanava lo spettro di aumento dei dazi e invitava le nostre piccole e medie imprese a varcare «le porte aperte» del suo Paese.
Una mano tesa che cancella solo in parte i timori per la politica protezionista del presidente Donald Trump. Il motivo è presto detto: per bevande, macchinari e pelle gli Usa sono il mercato di riferimento per le esportazioni. «Penso anch’io come il Console che le cose non cambieranno, ma probabilmente non si potrà nemmeno incrementare come lui auspica il volume di affari», dice il numero uno di Confidustria Firenze Luigi Salvadori. Prima di andare con maggior forze verso l’America, sembra suggerire Salvadori, è necessario non perdere terreno.
L’area che ha maggiori rapporti commerciali — come volume — con gli Usa è quella della Toscana del nord: da quel mercato (Lucca, Prato e Pistoia) ogni anno si ricavano oltre 700 milioni di export. Il presidente Giulio Grossi parla dei dazi già esistenti: «Attualmente il settore più penalizzato dai dazi — dice Grossi — è quello della moda e in particolare dei prodotti finiti, che arrivano a percentuali anche oltre il 20% e perfino al 30%». Più contenuti quelli su tessuti e filati, prossimi in qualche caso al 15%. «Tra Ue e Usa — chiarisce — non c’è reciprocità: i dazi in ingresso nei Paesi europei sono mediamente meno della metà. Importanti quindi le rassicurazioni del console: incrementare dazi già così elevati sarebbe deleterio». La presidente pisana di Confindustria Patrizia Pacini evidenzia come servano «politiche concrete per l’innalzamento del livello collaborazione» ed è scettica sul viaggio di ritorno dell’economia americana sul territorio: «Sarebbe auspicabile anche che gli americani investissero qui, come hanno già fatto a Pisa russi e cinesi, ma dobbiamo farci un esame di coscienza sulle lungaggini della nostra giustizia civile e della burocrazia prima di pensare di attrarre». Il presidente dell’area di Livorno, Massa e Carrara, Alberto Ricci è preoccupato per «il passo indietro Usa sul protocollo ambientale: annullare la direzione dell’industria verso l’efficientamento green va nella direzione opposta alla nostra». Anche Andrea Fabianelli, che guida gli industriali della Toscana del Sud, accoglie con favore il messaggio del console, ribadendo che il suo territorio ha «ottime chance per l’imprenditoria americana».
Moda nel mirino Grossi (Lucca, Prato e Pistoia): già oggi i prodotti finiti subiscono imposte fra il 20 e il 30 per cento. Per loro invece le tariffe sono la metà