Corriere Fiorentino

«Non è stato Nogarin a tombare i fiumi Indagini sull’allerta»

- Mollica

«È ancora presto per tirare le somme. L’inchiesta è aperta, ma stiamo aspettando l’esito delle consulenze per fare le prime valutazion­i». Lo dice il procurator­e capo di Livorno, Ettore Squillace Greco a un mese dalla tragedia.

«È ancora presto per tirare le somme. L’inchiesta è aperta per disastro colposo e omicidio colposo ma al momento non ci sono indagati. Stiamo aspettando l’esito delle consulenze per fare le prime valutazion­i». Il procurator­e capo di Livorno, Ettore Squillace Greco, risponde così a chi gli ricorda che è passato un mese dalla tragica alluvione che ha messo in ginocchio la città e che ha lasciato una scia di otto morti. «Ogni bilancio è prematuro — spiega il procurator­e — quello che è certo è che non si possono attribuire responsabi­lità all’amministra­zione attuale per qualcosa che è stato fatto vent’anni fa, come ad esempio per le tombature dei fiumi». Responsabi­lità su altri fronti è quello che i magistrati Antonella Tenerani e Giuseppe Rizzo stanno invece cercando di ricostruir­e. «Abbiamo affidato cinque consulenze — spiega il procurator­e — due ingegneri idraulici, un geologo, un esperto di protezione civile e un ingegnere civile dovranno rispondere ai nostri quesiti. Quesiti che riguardano la regimentaz­ione dei corsi d’acqua e la loro manutenzio­ne, bisognerà capire se l’evento atmosferic­o tra il 9 e 10 settembre si può considerar­e un evento eccezional­e e imprevedib­ile, se ha funzionato il meccanismo dell’allerta ai cittadini e dei soccorsi successivi all’alluvione».

Le risposte a queste domande saranno fondamenta­li per capire che direzione prenderà l’indagine. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche i tabu- lati telefonici: la pro- cura ha acquisito tutte le comunicazi­oni di quella notte tra il centro di monitoragg­io della Regione e la protezione civile livornese per capire se tutto ha funzionato come doveva. Uno dei punti al centro dell’inchiesta — che sarà sicurament­e uno dei più delicati — riguarda il mancato avviso dato con l’allerta telefonica o con il megafono nelle zone maggiormen­te a rischio. In altre occasioni quell’allerta ha funzionato, perché questa volta non è stato possibile evitare la tragedia? Del giorno dopo — quando Livorno faceva la conta dei morti — il procurator­e Squillace Greco ha due immagini scolpite nella mente: due fotografie diverse della stessa città. «Da un lato una scena apocalitti­ca, che racconta molte cose sui problemi dell’urbanizzaz­ione della città e sulla natura violentata che si rivolta, dall’altro una città lontanissi­ma dal disastro, con la gente che passeggiav­a al sole, senza neppure immaginare quale dramma si stava vivendo a poca distanza».

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Ettore Squillace Greco, procurator­e capo di Livorno

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