Il newyorchese
Il giornalista-scrittore Alan Friedman riceve domani in Palazzo Vecchio il premio Columbus «Qui più di 30 anni fa ho imparato la vostra lingua. I legami tra Italia e Usa sono solidi, nonostante Trump»
Friedman: legami solidi fra Italia e Usa Anche con Trump
«Cristoforo Colombo ha scoperto l’America. Amerigo Vespucci l’ha resa popolare, ha commercializzato il prodotto. Difficile stabilire chi dei due abbia avuto il ruolo più importante. Ma da statunitense sono contento che sia stato Vespucci a dare il nome al continente: non avrei mai voluto vivere in un paese che si chiamasse Stati Uniti di Cristoforia». Alan Friedman è in vena di scherzi e sfoggia un gran sorriso, perché sta per tornare «dove tutto è iniziato». A Firenze, dove domani riceverà il Premio Columbus, nella Sala D’arme di Palazzo Vecchio alle 17.30, evento organizzato dal Rotary Club Firenze Est in occasione del Columbus Day che celebra la scoperta del Nuovo Mondo. Usa la parola «tornare dove tutto è iniziato» perché «è Firenze la prima città di cui mi sono innamorato: nel 1983 sono venuto a vivere per un mese qui prima di iniziare a fare il corrispondente per il Financial Times, abitavo sulla salita di Fiesole e studiavo italiano al British Institute. Ogni mattina — ricorda — dopo 3 ore durissime di grammatica andavo a mangiare da Mario al Mercato Centrale, mi sono goduto la vita il più possibile, e per ripassare il lessico specialistico finanziario mi rifugiavo al Teatro Romano di Fiesole». Il primo a porgli il problema della «diatriba» tra Colombo e Vespucci «è stato Matteo Renzi, a un nostro incontro, anni fa — ricorda ancora Friedman — mi disse che ci teneva moltissimo al primato di Vespucci perché era fiorentino come lui».
Mr Friedman, cosa significa per lei questo premio?
«È innanzitutto un onore, visti i nomi celebri che mi hanno preceduto (come Rita Levi Montalcini, ndr). Lo ricevo con lo spirito di un americano che ha imparato ad apprezzare e amare molto la vita in Italia, perché non sono un italo-amemessi ricano ma un newyorchese innamorato del vostro Paese».
Ha anche un significato politico?
«Lo considero un ponte tra la mia patria d’orgine e quella di adozione e lo accetto con particolare umiltà perché da americano vedo alcuni miei valori fondamentali, come i diritti civili e la libertà di espressione, sotto attacco dall’amministrazione Trump. E nonostante i problemi della vostra classe politica, penso che l’Italia sia diventata un paese più civile del mio... anche se Salvini e D’Alema si impegnano molto a farmi cambiare idea».
Qual è il senso oggi della celebrazione di Colombo?
«Nonostante la sua figura ora venga discussa per il trattamento delle popolazioni native, e in Usa sia scoppiata la polemica, per me rimane una delle feste più significative e che mi danno maggiore felicità, come il 4 luglio o il Ringraziamento. Ancora più importante se pensiamo che gli Usa sono una nazione di migranti e ogni gruppo etnico ha la sua festa di riferimento come San Patrizio per i cattolici irlandesi. Colombo è importante per gli italo-americani ma anche per la leggenda e la mitologia che sono nate intorno alla sua figura. Questa festa è importante per la memoria. Anche se è diventata soprattutto un’occasione per saldi e acquisti».
Ma si è aperto un dibattito molto acceso, intorno al razzismo.
«Apriamolo pure per capire che America siamo diventati, se dopo Colombo siamo stati una terra di schiavitù e genocidio. Ma sono fatti successivi alla scoperta dell’America».
La polemica che ha investito il Columbus Day deriva da quella sui simboli sudisti.
«Purtroppo il razzismo e il nazionalismo di Donald Trump ha provocato anche questo. Ma sinceramente questa polemica è una sciocchezza, una piccolezza».
Trump ha salutato questa ricorrenza come importante sull’asse d’amicizia e collaborazione con l’Italia. Segno che sta iniziando a ragionare in modo meno isolazionista?
«Significa solo che il generale John Kelly, il segretario di Stato, gli ha messo sotto gli occhi un foglio da leggere scritto bene. Gli ha detto “limitati a leggere questo”. Non ci sono altri significati».
Come sono i rapporti italoamericani oggi?
«Credo che nonostante Trump i nostri legami rimarranno sempre forti».
Gli Stati Uniti sono la patria dello ius soli per eccellenza. Che idea si è fatto del dibattito in Italia?
«Sono a favore del principio che se nasci in America sei americano. Punto e basta. Sei cittadino del Paese dove nasci. Non vedo perché da voi in Italia sia diventato un problema così sentito e grave. Se non per qualche esponente di estrema destra populista».
Sull’immigrazione in Italia c’è chi vorrebbe emulare le idee di Trump.
«Chi lo fa è un nano intellettuale».
Gli americani sanno chi era Colombo e cosa ha significato la scoperta dell’America vista da questa parte dell’Atlantico?
«Se mi chiede quanti americani sanno che Colombo è arrivato per primo nel nuovo continente, direi tutti. Ma se mi chiede quanti sanno che l’America in cui arrivò non era la New York dei grattaceli e dei pinti ma una terra completamente diversa, beh, direi meno della metà».
Scoperte Nel mio Paese tutti sanno chi era Colombo, ma la metà pensa che sia sbarcato tra i grattacieli