Firenze strega Mr Apple, lui gli studenti
Il giorno di Cook Ai ragazzi di Ceccherini: mandate curricula
Tim Cook, al centro, nel giardino di Boboli; alle sue spalle il panorama di Firenze
Un tuffo agli Uffizi e Palazzo Pitti, una passeggiata a Boboli, il pranzo alla Cantinetta Antinori innaffiato da Tignanello. Poi il fuoco di fila di domande dei mille ragazzi del cinema Odeon che a Tim Cook hanno chiesto di tutto: «Cosa è meglio studiare per lavorare in Apple?». «Cosa le disse Steve Jobs quando le consegnò il timone dell’azienda? È stato difficile?». «Ha paura di sbagliare?». Verità è bellezza, bellezza è verità, diceva il poeta inglese John Keats. Perché, davanti agli interrogativi senza filtro degli studenti, il Ceo dell’azienda con maggiore capitalizzazione al mondo (776 miliardi di dollari) ha risposto con una semplicità impressionante. «Noi incoraggiamo tutti ad imparare a scrivere i codici — spiega Cook — non perché vogliamo tutti cervelloni, ma perché vogliamo che tutti possano confrontarsi con l’arte del possibile. Assumiamo molti neolaureati. Andate ad una buona università: dedicatevi agli studi, lavorate intensamente e mandatemi un curriculum». I ragazzi coinvolti nei progetti dell’Osservatorio Giovani-Editori, fondato 18 anni fa da Andrea Ceccherini, si sbracciano per riuscire a fare una domanda al Ceo di Apple. Del resto, quando ricapiterà di confrontarsi con il genio che c’è dietro gli strumenti tecnologici della mela morsicata, una delle più grandi rivoluzioni del Dopoguerra? Cook, che sui fronti più delicati misura le parole, incalzato dall’ultima domanda apre anche il suo cuore: «Quando Steve capì che non ce l’avrebbe fatta a sconfiggere la malattia — ricorda il successore di Jobs — mi disse che aveva visto cosa era successo alla Disney quando mancò Walt: i dipendenti rimasero paralizzati, perché prima di fare ogni cosa si domandavano cosa avrebbe fatto, al posto loro, il fondatore. Ecco, Steve mi disse di non pensare mai a cosa avrebbe fatto lui, ma di fare cosa avessi ritenuto giusto. È stato il regalo migliore che mi sia stato fatto in vita mia». E poi: «Se penso di sbagliare? Io sbaglio tutti i giorni: fa parte della vita. Sbagliare non significa essere alla fine della vita: andate avanti, perché tutto passerà». È così, con l’estrema sincerità, che il numero uno di Apple incassa l’applauso più fragoroso.
L’incontro dell’Odeon è un appuntamento importantissimo per l’Osservatorio Giovani-Editori che con il progetto «Quotidiano in classe» consente a 45 mila insegnanti e 2 milioni di studenti (l’81% del totale) di leggere i giornali nelle scuole. E quest’anno l’obiettivo chiave è la lotta alle fake news: «Il Quotidiano in classe vi lancia un messaggio solo: non affidatevi solo al fatct checking per sapere se una notiza è vero o falsa — spiega il presidente Ceccherini — Le vere soluzioni sono quelle che partono dalla centralità dell’indivi- duo. E siccome ognuno di noi ha la testa sulle spalle, deve imparare ad usarla attraverso lo spirito critico. Il progetto parte da un punto fermo: ogni notizia si può dare in diversi modi. Imparate a confrontare più fonti».
Prima di affrontare le domande degli studenti, Cook si è ispirato in una lunga visita agli Uffizi. «Ad averne di visitatori come lui… Mi ha detto che ci avrebbe passato tutto il giorno e anche la notte»: il direttore Eike Schmidt è stata una guida tutta speciale. E Cook, dopo essersi soffermato davanti alla Venere e alla Primavera di Botticelli, all’Adorazione di Leonardo e al Tondo Doni di Michelangelo «ha voluto che gli mostrassi anche varie statue, romane ed ellenistiche. La sua visita non si è concentrata solo sulle opere più importanti». Per concludere in bellezza, una cena di gala al Museo dell’Opera del Duomo, preparata da Guido Guidi. Tra i presenti Diego Della Valle, l’ex ambasciatore Usa in Italia John Phillips, l’imprenditore del cachemire Brunello Cucinelli, Lapo Elkann, Andrea Bocelli, il numero di uno di Rcs Urbano Cairo e il sindaco Dario Nardella.
Botta e risposta «Cosa è meglio studiare per lavorare in Apple?» «Andate a una buona università, lavorate sodo e mandatemi un curriculum»