Tessile che sorpresa, cresce e cerca giovani (ma specializzati)
Prato, patto tra industriali e scuole
Il tessile riprende (inaspettatamente) quota. Nel territorio, il manifatturiero è il settore che tra il 2015 e il 2016 è cresciuto di più come numero di addetti e saldo dei contratti. Tessile e abbigliamento contano oggi circa 6.500 imprese, con un numero di addetti che sfonda quota 33 mila. I dati sono stati forniti ieri durante la presentazione di un progetto che l’Unione industriale sta portando avanti con alcune scuole — l’isti- tuto Buzzi e il liceo artistico Brunelleschi — per incrementare il rapporto tra il mondo del tessile e quello della formazione. Un protocollo, fatto di visite in azienda e scambi, che porta le imprese a farsi conoscere tra i ragazzi: c’è un crescente bisogno di lavoratori specializzati nella moda e nell’abbigliamento.
«C’è bisogno di chimici, capi reparto, responsabili della qualità, periti tessili, tecnici informatici e modellisti» spiega il presidente della sezione Sistema moda, Andrea Cavicchi. «L’industria manifatturiera è a un bivio — aggiunge il presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi — e deve recuperare appeal sui giovani, di cui finalmente c’è bisogno nelle aziende».
Erano in pochi ad aspettarsi il cambio di marcia del settore che per anni ha visto decimare gli addetti. Ma le esigenze delle imprese del territorio parlano chiaro: il tasso di occupazione a Prato (64,5%) è di 8 punti superiore a quello italiano (57,2%) e il traino è costituito proprio dal manifatturiero, che qui significa quasi totalmente industria tessile. Il saldo tra cessazioni ed avviamenti dei contratti in questo settore, nel 2016, è l’unico positivo.
«Il rimbalzo è fisiologico: ci sono aziende storiche che si sono innovate e tornano a crescere, altre che sono nate da poco», spiega Cavicchi. I diplomati al corso tessile dell’istituto Buzzi lo confermano: da 30 a 70 all’anno, in tre anni.