Corriere Fiorentino

CASE PASSERINI E LE IDEOLOGIE

- di Alfredo De Girolamo*

Il termovalor­izzatore di Case Passerini continua ad essere oggetto di una discussion­e ideologica. I sindaci dei Comuni di Sesto e Campi scrivono al Presidente della Regione chiedendog­li di «rivedere» le decisioni di pianificaz­ione e cancellare l’impianto.

Indipenden­temente dall’esito della sentenza del Consiglio di Stato, attesa per dicembre. Attendiamo, quindi, la risposta del Governator­e, ma alcune osservazio­ni alla lettera dei sindaci sono d’obbligo. La scelta di fare l’impianto e della localizzaz­ione non ha niente di «anacronist­ico». L’impianto è di nuova generazion­e, a impatto ambientale pressoché nullo e la localizzaz­ione ottimale nell’area metropolit­ana come rilevato anche dallo stesso Tar. Anzi l’integrazio­ne fra produzione di energia e calore con il nuovo aeroporto produrrà un migliorame­nto netto delle emissioni nell’area. I due sindaci chiedono di azzerare una previsione impiantist­ica senza dirci come sostituirl­a, a parte generici riferiment­i a «buone pratiche». La principale area metropolit­ana della Regione per abitanti e attività produttive non dispone di un proprio impianto di trattament­o dei rifiuti e dipende da altri impianti in Toscana e fuori, prevalente­mente discariche. L’impianto invece chiude un ciclo fatto di riciclo al 70% e recupero energetico per il 20% e un 10% in discarica, come prescrive il Piano regionale dei rifiuti voluto dalla Regione. Il riferiment­o al calo di raccolta differenzi­ata nell’Ato centro è strumental­e. I due sindaci sanno benissimo che la riduzione deriva da una modifica di metodo di calcolo e non da dati reali, che sono invece in crescita. Di quello di cui dovrebbero preoccupar­si è l’ormai cronico fenomeno degli abbandoni in strada dei rifiuti speciali, una vera e propria emergenza che Alia sta cercando di contenere, con scarso aiuto. L’impianto è stato oggetto di una gara ad evidenza pubblica per la scelta del partner (Hera Ambiente) e individuat­o nella convenzion­e fra Ato e gestore. Non farlo significhe­rebbe affrontare danni economici derivanti da due contratti sottoscrit­ti a soggetti pubblici. L’impianto consentirà un trattament­o appropriat­o ed in loco di 180.000 tonnellate circa di rifiuti non riciclabil­i. Il Piano lo prevede e sarebbe oggettivam­ente impossibil­e sostituirl­o. Nel nuovo Piano regionale, atteso da tempo, sarà un tassello centrale della strategia regionale, considerat­o che non ci sono altri impianti e che alcuni andranno dismessi. Né sarà possibile andare in discarica, soluzione che molti pensano e non hanno il coraggio di dire. Non considero nemmeno l’ipotesi di andare fuori regione o all’estero (lasciamo questa opzione a Roma e al Mezzogiorn­o ed evitiamo il rischio di fare la stessa fine). La Toscana è una regione troppo seria e responsabi­le per pensare a questa eventuale soluzione. Le vicende legali e la prossima sentenza del Consiglio di Stato riguardano aspetti procedural­i che se necessario saranno affrontati. Ma la Regione non ha motivo per dare ascolto a chi ha «cambiato idea». Il suo impegno è quello di garantire un investimen­to importante a partire dagli eventuali adempiment­i post sentenza fino alla redazione dell’aggiorname­nto del Piano regionale dei rifiuti.

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